In crescita le malattie esantematiche. Dal pediatra, le regole per una corretta gestione

Con l’arrivo della primavera si ripresenta, puntualmente, un picco di incidenza di malattie esantematiche, patologie infettive di natura virale o batterica, che colpiscono principalmente in età pediatrica, causando spesso ansia e preoccupazione tra i genitori. Nonostante oggi molte di queste malattie possano essere prevenute grazie alla profilassi con i vaccini, negli ultimi anni si è assistito a un preoccupante calo delle vaccinazioni, che ha contribuito a favorire la rinascita di malattie che erano sostanzialmente scomparse. Allo scopo di offrire un valido aiuto per gestirle al meglio, arriva dal pediatra un vademecum di utili consigli.

Tra le patologie infettive più frequenti, morbillo, rosolia, varicella e scarlattina si caratterizzano principalmente per la comparsa di un’eruzione cutanea che può manifestarsi con puntini rossi, macchioline o vescicole. A queste se ne aggiungono altre due, prive di esantema: la parotite – contraddistinta da un ingrossamento delle ghiandole salivari poste sotto i padiglioni auricolari – e la pertosse, causata da un batterio che provoca un’infezione alle vie respiratorie. Sono molto contagiose e spesso accompagnate da febbre più o meno elevata, tosse, prurito e talvolta dolore. “Ad eccezione della scarlattina, si tratta di malattie prevenibili con la vaccinazione, che rimane in assoluto la migliore arma di difesa”, dichiara Maurizio de Martino, Ordinario di Pediatria Generale, specialistica presso l’Università degli Studi di Firenze e Direttore della Clinica pediatrica 1 dell’Azienda Ospedaliero Universitaria Meyer. “Colpiscono soprattutto i bambini, in quanto soggetti ‘vergini’ dal punto di vista immunologico e quindi maggiormente ricettivi a virus e batteri. Il contagio avviene per via aerea tramite le goccioline di saliva emesse semplicemente con un colpo di tosse o uno starnuto, anche nella fase d’incubazione, prima della comparsa dei sintomi. Rispetto al passato, quando queste malattie si manifestavano soprattutto in primavera e autunno, oggi la loro stagionalità non è più così circoscritta: è vero che si registrano ancora dei picchi durante il periodo primaverile e autunnale, ma non sono così elevati come un tempo, rispetto ai casi che si verificano in altri periodi dell’anno. All’origine di questo diverso trend, vi è sicuramente la diminuzione nel numero di soggetti protetti dal vaccino.”

Ma, una volta che il bambino ha contratto la malattia, che cosa è più opportuno fare per curare i sintomi più fastidiosi e quali sono, invece, gli errori da evitare? “La prima regola da seguire – prosegue de Martino – è consultare sempre il parere del pediatra, per stabilire la diagnosi corretta e avere le indicazioni per affrontare il decorso della patologia. Non essendoci una cura specifica per le malattie esantematiche, l’esperto prescriverà farmaci per attenuarne i sintomi. Innanzitutto è bene sapere che, se la temperatura corporea si alza, non c’è da allarmarsi, poiché si tratta di un meccanismo di difesa dell’organismo. In presenza di febbre associata a malessere generale e dolore, si può somministrare del paracetamolo, che è l’antipiretico e antidolorifico di prima scelta in età pediatrica: il dosaggio raccomandato è di 15 mg/kg per singola somministrazione, ripetibile a intervalli di 6 ore per un totale di 60 mg/kg al giorno. Nel caso di varicella, per alleviare il prurito è utile l’uso di un antistaminico, così come è opportuno disinfettare le vescicole e mantenere sempre corte le unghie del bambino, per evitare che, grattandosi, possa procurarsi piccole abrasioni. Una tosse secca e stizzosa può essere, invece, calmata con uno sciroppo sedativo. Attenzione all’uso corretto dell’antibiotico: è utile soltanto in caso di scarlattina e pertosse, provocate da un batterio, ma controindicato per tutte le altre malattie infettive, di origine virale. È comunque sempre fondamentale evitare il ‘fai da te’, attenendosi scupolosamente ai consigli del pediatra, per scongiurare un utilizzo improprio dei medicinali, anche nel caso di farmaci da banco.”

Per aiutare i piccoli pazienti a sentirsi meglio, è molto importante prestare attenzione anche all’alimentazione. “I genitori non devono allarmarsi se il proprio figlio risulta inappetente: è normale che i bambini, quando sono ammalati, non abbiano molta fame. I virus, infatti, riducono la produzione di acido cloridrico, rendendo più difficoltosa la digestione. Non bisogna dunque costringerli a mangiare ma, piuttosto, cercare di prediligere un’alimentazione leggera, a base di cibi liquidi. È molto importante che i piccoli bevano molta acqua, per evitare il rischio di disidratazione. Inoltre, è raccomandato tenere i bambini al caldo e a riposo, limitando il contatto con altre persone, per ridurre le possibilità di contagio. E anche quando il rash cutaneo scomparirà – conclude l’esperto – sarà bene tenere ancora il bimbo a casa per alcuni giorni, invece di mandarlo subito a scuola o all’asilo: l’organismo, infatti, resta debilitato e il sistema immunitario può funzionare meno, esponendo il piccolo al rischio di contrarre qualche altra malattia.”