COVID-19 e PMA: assenza del coronavirus in ovociti di donatrici positive

Il quesito chiave per gli specialisti di Procreazione Medicalmente Assistita (PMA) relativamente alla sicurezza dei trattamenti durante la pandemia da COVID-19 riguarda la possibile trasmissione verticale del virus (da mamma a feto) mediante ovociti e embrioni. Uno studio condotto da Clinica Eugin con il coordinamento dalla dott.ssa Rita Vassena, direttrice scientifica, su 2 pazienti risultate positive il giorno del prelievo degli ovociti conferma la totale assenza di tracce del virus nei gameti.

A partire da dicembre dello scorso anno, mese in cui si è registrato il primo caso di contagio da COVID-19, è risultato evidente come questo virus sia in grado di colpire diversi tessuti e organi. Per questa ragione, la principale preoccupazione per i medici specialisti in PMA è stata da subito la possibilità di trasmissione verticale del virus da madre a feto, attraverso gameti e embrioni.

I numerosi studi effettuati sull’argomento sono stati basati sull’analisi di come il virus avrebbe potuto infettare l’apparato riproduttivo sfruttando recettori presenti nello stesso, ma presentano il grande limite di essere stati condotti esclusivamente su pazienti sane. Lo studio, condotto su 16 ovociti di 2 donne asintomatiche che si sono sottoposte a stimolazione ovarica controllata e nel giorno del prelievo degli ovociti – a marzo 2020 – sono risultate positive all’infezione da COVID-19 mediante test PCR, sembra escludere la possibilità di trasmissione verticale, in quanto gli ovociti prelevati non sono risultati infetti. La ricerca è stata pubblicata su Human Reproduction.

In particolare, l’analisi è stata condotta sugli ovuli di 2 donne che avevano contattato la clinica a fine febbraio 2020 per candidarsi come donatrici. Lo screening delle donatrici candidatesi a febbraio 2020, come da prassi, a marzo 2020, all’inizio del successivo ciclo mestruale. Le donatrici in questione sono state accettate, avendo superato lo screening clinico, genetico, psicologico e di anamnesi familiare. In quel momento, sebbene il Governo spagnolo non prevedesse l’obbligo di effettuare tamponi in assenza di sintomi, presupponendo una elevata incidenza del virus da SARS-CoV2 nella popolazione generale, venne comunque deciso di sottoporre tutte le donatrici a test PCR il giorno del prelievo degli ovociti e di vitrificare gli ovociti prelevati in attesa dei risultati del test.

Nella seconda metà di marzo, 2 delle 24 donatrici sono risultate positive al SARS-CoV2. I loro ovociti – 6 della prima e 10 della seconda – sono così stati inviati in laboratorio e analizzati insieme a un ovocita non maturo di una donna negativa al COVID-19 incluso come controllo positivo per il recupero dell’RNA virale. Le analisi hanno confermato la totale assenza di tracce del virus all’interno di tutti i 16 ovuli delle donne positive.