Covid-19. Kangaroo Mother Care indispensabile per i neonati

Anche durante l’emergenza Covid-19 la Società Italiana di Neonatologia (SIN) sostiene la vicinanza dei genitori ai neonati prematuri in TIN. “La presenza dei genitori nei reparti di Terapia Intensiva Neonatale (TIN) è vitale per i neonati prematuri e deve essere garantita anche durante questa emergenza”, afferma Fabio Mosca, Presidente SIN, in occasione della Giornata Mondiale della Kangaroo Mother Care, celebrata il 15 maggio. “Da subito la SIN, insieme a Vivere Onlus Coordinamento delle Associazioni dei Genitori, si è attivata affinché, con le dovute precauzioni necessarie per prevenire la diffusione del Covid-19, fosse garantita comunque la partecipazione dei genitori alla cura dei loro piccoli ricoverati in TIN ed in particolare non si interrompesse la Kangaroo Mother Care (KMC), il contatto pelle a pelle che, già dalle prime ore di vita, contribuisce all’adattamento del neonato alla vita extrauterina e apporta numerosi benefici, in particolare ai neonati prematuri.”

L’attuale emergenza COVID-19 e le relative restrizioni di sicurezza costituiscono una sfida cruciale anche su questo tema. Le necessarie disposizioni per la prevenzione ed il controllo dell’epidemia limitano alcune abitudini comportamentali ed assistenziali anche all’interno delle TIN. Una indagine della SIN, svolta all’inizio della pandemia in 27 TIN del Centro-Nord, ha evidenziato che inizialmente si era ridotta drasticamente la possibilità di ingresso ai genitori in reparto, con alcuni centri che avevano vietato totalmente l’accesso e, in particolare, 12/27 centri avevano sospeso la KMC. Con le nuove indicazioni emanate dalla SIN molte TIN hanno modificato le iniziali limitazioni, consentendo una maggiore presenza dei genitori e la loro partecipazione alle attività di cura.

Numerosi studi scientifici hanno dimostrato i diversi effetti positivi della Kangaroo Mother Care, consigliata anche dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), tanto da essere considerata dagli esperti un vero e proprio intervento terapeutico, sia per il neonato che per i suoi genitori. Nei reparti dove si attuano fin dalla nascita tecniche di contenimento e di developmental care eseguite dal personale sanitario e dai genitori, come appunto la KMC, si è notata una riduzione dei danni cerebrali.

La separazione precoce dal genitore rappresenta uno stress per il bambino, con effetti a breve e a lungo termine. La pratica della KMC, dunque, soprattutto in questo momento, continua a essere un aspetto unico dell’assistenza in grado di migliorare gli esiti e ridurre la durata del ricovero. La Società Italiana di Neonatologia, durante l’evento epidemico in corso, ha supportato i reparti di Terapia Intensiva Neonatale con indicazioni volte a mantenere l’apertura H24 e a non rinunciare al contatto pelle a pelle tra genitore e bambino, prescrivendo le nuove regole da seguire come ad esempio l’ingresso di un solo genitore alla volta per evitare sovraffollamento, l’utilizzo di mascherine, la corretta igiene delle mani, triage e check-list sulle condizioni di salute di genitori e nucleo familiare.

“La connessione fisica ed emozionale che si attua attraverso gli sguardi, i sorrisi, la voce, il contatto fisico svolge una funzione di modulazione dello stress, di protezione neurobiologica e di promozione delle competenze di regolazione del bambino”, prosegue Mosca. “Il contatto pelle a pelle e l’allattamento al seno sono momenti essenziali per promuovere un sano sviluppo neuro-comportamentale. Per questo ogni bambino ha il diritto di beneficiare della presenza dei propri genitori in TIN.”

Mamma e papà non sono più considerati semplici visitatori ad orari prestabiliti, ma protagonisti attivi nella cura dei propri figli, i più importanti facilitatori e co-regolatori del loro sviluppo. Nel 2017, da un’indagine del Gruppo di Studio della Care Neonatale della Società Italiana di Neonatologia, emergeva che la KMC veniva proposta in quasi tutti i centri di TIN intervistati (94%). Tuttavia il suo utilizzo era ridotto e penalizzato dalle restrizioni all’ingresso in reparto, tenuto conto che questo era consentito H24 solo nel 61% dei casi, con forti disparità regionali; esistevano ancora grosse limitazioni nell’utilizzo della KMC legate all’età gestazionale, alla durata ed alla frequenza delle sedute e alle caratteristiche strutturali dei reparti. Nel corso del 2020 è prevista una nuova indagine conoscitiva che, insieme ai già ottimi risultati assistenziali delle TIN italiane, si spera riscontri un miglioramento dell’utilizzo della KMC, analogamente a quanto avviene nei Paesi del centro e nord Europa.