
In questi giorni, diverse testate online hanno ripreso uno studio spagnolo pubblicato su Environmental Research secondo il quale le persone che portano a spasso il proprio cane avrebbero il 78% di rischio in più di contagio da coronavirus. Nell’articolo si spiega, comunque, che l’eventuale contagio non è dovuto all’animale, ma al fatto che quest’ultimo possa entrare in contatto con superfici infette e venga in seguito manipolato dai proprietari senza rispettare le norme igieniche di base. Non esiste quindi alcuna correlazione diretta tra il cane e il contagio, dato che basterebbe lavarsi bene le mani dopo aver toccato il proprio animale – cosa peraltro consigliata in qualunque caso, a prescindere dall’emergenza attuale – per ridurre drasticamente il rischio. Ciononostante, i titoli di diversi articoli si sono soffermati sul solo fatto di essere possessori di un cane, con toni anche allarmistici: “Covid: i proprietari di cani sono più a rischio, lo afferma uno studio”; “Covid, passeggiare con il cane può aumentare il rischio del 78%, lo studio spagnolo”, etc.
“A 8 mesi dall’inizio della pandemia e dopo numerosi pronunciamenti da parte di tutte le più autorevoli organizzazioni scientifiche nazionali e internazionali, che concordano nell’escludere ogni forma di contagio tra animali domestici e umani, dobbiamo ancora una volta leggere titoli di questo genere”, commenta Piera Rosati, presidente LNDC Animal Protection. “Chiedo quindi a tutti i giornali che hanno pubblicato questa ‘notizia’ di modificare i titoli dei loro articoli, evitando allarmismi che poi vengono comunque smentiti all’interno dell’articolo. Che motivo c’è quindi di lanciare un titolo del genere? È risaputo, purtroppo, che tante persone non approfondiscono ma si fermano al titolo. Ci vuole maggiore senso di responsabilità da parte dei giornalisti e della stampa, evitando di seminare panico ingiustificato e col rischio di scatenare reazioni sconsiderate come abbandoni e maltrattamenti di animali.”