
Le stime indicano che il Servizio Sanitario Nazionale, tramite Regioni ed ASL, spende 444.148.147 euro annui, di cui rispettivamente 374.365.607 in ausili per incontinenza e 69.782.540 in cateteri. A tutto ciò vanno aggiunti i costi delle medicazioni, che ammontano a 69.763.385 euro, l’IVA al 4%, i costi di spedizione, i margini della filiera distributiva, nonché la spesa annua di cui ogni famiglia si fa carico di tasca propria nelle farmacie, sanitarie o supermercati, oltre ai costi del personale addetto a registrare e/o dispensare tali dispositivi. La spesa complessiva è stimata da FINCOPP (Federazione Italiana Incontinenti e Disfunzioni Pavimento Pelvico) in 2,5 miliardi di euro; un volume d’affari elevato che giustifica ampiamente i quotidiani passaggi televisivi degli spot pubblicitari sui presidi ad assorbenza.
FINCOPP, certa del fatto che la prevenzione sia l’unica arma vincente, ha iniziato a collaborare con le scuole materne, dove professionisti della continenza illustrano agli operatori scolastici, genitori e nonni a praticare le buone abitudini per svezzare il bambino dall’uso del pannolino sino alle buone pratiche per l’utilizzo del gabinetto, l’igiene intima e il lavaggio delle mani. Il Cav. Francesco Diomede, presidente della Federazione, lancia un accorato appello alle Istituzioni affinché “questa patologia venga rivalutata, consentendo percorsi adeguati che rendano le donne finalmente libere di uscire di casa e far risparmiare al Servizio Sanitario Nazionale e Regionale milioni di euro annui in acquisto improprio di pannoloni. È inoltre necessario varare una legge nazionale, tesa ad attivare i ‘Centri di 1,2 e 3 livello’ e normare l’inserimento nel mondo lavorativo, assicurando la mobilità della persona incontinente grazie alla costruzione di bagni pubblici nel tessuto urbano”.