
In Italia tali costi diretti delle malattie cardiovascolari per il SSN sono di circa 16 miliardi di euro all’anno, ai quali vanno aggiunti circa 5 miliardi di euro in termini di costi indiretti calcolati principalmente come perdita di produttività. “E’ importante considerare, comunque, che i costi indiretti non comprendono solo la produttività ma anche le spese sostenute dal sistema previdenziale che è responsabile di fornire prestazioni assistenziali e previdenziali a tutte le persone affette da patologie e che eroga pensioni di inabilità ed assegni di invalidità”, afferma Massimo Piccioni, Coordinatore Generale Medico Legale dell’INPS, Roma. “Le malattie del sistema cardiocircolatorio sono infatti al secondo posto tra le cause di invalidità previdenziale, dopo le malattie oncologiche. Sul versante assistenziale, che riguarda invece i cittadini di tutte le età e non solo in età lavorativa, le malattie cardiovascolari rappresentano la quarta causa di morte.”
Le malattie del sistema cardiocircolatorio rappresentano una voce importante di costo tra le prestazioni previdenziali gestite dall’INPS, con 669 milioni di euro all’anno spesi per assegni ordinari di invalidità e 1,2 miliardi per pensioni di invalidità. Da un’analisi condotta dal CEIS Sanità Centre for Health Economics and Management (CHEM) dell’Università Tor Vergata di Roma, in collaborazione con la banca dati INPS, emerge che le malattie del sistema cardiocircolatorio rappresentano la prima voce di costo, rispetto agli altri gruppi patologici, se consideriamo le singole prestazioni previdenziali (gli assegni ordinari di invalidità e le pensioni di invalidità previdenziali) con una spesa dal 2009 al 2015 rispettivamente di 4,7 miliardi di euro (669 milioni in media all’anno) corrispondente al 23%, su un totale di spesa complessiva per assegni ordinari di invalidità, e 8,8 miliardi (1,2 miliardi in media all’anno) pari al 19%, su un totale di spesa per pensioni di invalidità.
“La spesa annuale complessiva in Italia per invalidità previdenziale ammonta a circa 10 miliardi di euro che sale a 16 miliardi per invalidità assistenziali, voci di costo per lo Stato che sono molto impegnative e comunque non esaustive in considerazione del fatto che non tengono conto dei lavoratori del settore pubblico e che mancano informazioni e dati riguardanti le assenze da lavoro per malattia”, conclude Piccioni. “In questo contesto è fondamentale considerare che, a costi invariati, è possibile una redistribuzione delle risorse a favore di una maggiore allocazione sul versante della prevenzione, come investimento volto ad evitare l’invalidità. Redistribuzione che noi, come Istituto, auspichiamo fortemente.”