
Gli Italiani si fidano ancora della Sanità pubblica, ma in molti hanno dovuto ripiegare a malincuore su quella privata a causa delle lunghe liste d’attesa. Questo il messaggio principale di un sondaggio su campione non statistico lanciato da Adnkronos sul proprio portale, che ha coinvolto oltre 6mila utenti dal 25 febbraio al 03 marzo 2025 in vista del dibattito Salute e Sanità, il Doppio Binario, recentemente svoltosi a Roma. Le risposte degli utenti sono nette: il 65% del campione continua infatti a fidarsi del Servizio Sanitario Pubblico e si dichiara abbastanza informato della differenza tra cure pubbliche e private. I cittadini interpellati considerano ancora la Sanità privata come un’alternativa per pochi e soltanto il 24% dichiara di avere un’assicurazione sanitaria. Nonostante questo, il 44% dei rispondenti nell’ultimo anno si è dovuto rivolgere alla sanità privata perché costretto dalle lunghe liste d’attesa, che nel pubblico hanno portato il 62% dei cittadini a dover rinunciare a un esame programmato. Un quadro poco rassicurante anche considerando che con l’aumento dell’aspettativa di vita, le esigenze sanitarie stanno cambiando ed è quindi fondamentale che i sistemi sanitari siano in grado di rispondere alle sfide attuali e future gestendo le malattie croniche e le necessità di assistenza a lungo termine.
“Se guardiamo al mondo del farmaco, in particolare, si tratta di un argomento sensibile e colgo positivamente il fatto che la data sia stata posticipata di 3 mesi”, dichiara il ministro della Salute, Orazio Schillaci, intervenendo al Convegno per discutere di temi attuali legati alla Salute e all’Industria farmaceutica, con particolare riferimento alla questione dei dazi. “Questo dà tempo per trovare delle soluzioni. All’inizio, i farmaci non erano stati messi tra gli oggetti di questi dazi. E su questo faccio una riflessione: come sapete gli Stati Uniti, ma come anche molti Paesi europei, dipendono per tanti principi attivi da altre nazioni, penso alla Cina, all’India. Quindi il fatto di applicare i dazi potrebbe avere poi delle ripercussioni anche sulla disponibilità dei farmaci per i cittadini Americani.”
Una delle sfide più gravi che oggi la salute pubblica si trova a dover affrontare è rappresentata dall’antibiotico-resistenza. Ogni anno, milioni di persone in tutto il mondo si trovano a fronteggiare infezioni che non rispondono più ai trattamenti antibiotici tradizionali, portando a complicazioni gravi e, in alcuni casi, alla morte. L’uso eccessivo e inappropriato di antibiotici è uno dei principali fattori che contribuiscono a questo fenomeno e le Istituzioni sanitarie, i professionisti del settore e i cittadini devono collaborare per promuovere pratiche di prescrizione più prudenti e per investire nella ricerca di nuovi antibiotici e alternative terapeutiche. “Il tema della resistenza agli antibiotici è molto complesso e va approcciato da tanti punti di vista”, dichiara Robert Nisticò, presidente dell’Agenzia Italiana del farmaco Aifa. “È un problema non solo italiano, ma globale. E a questi problemi globali dobbiamo dare risposte coordinate, mirate ed efficaci. Perché i numeri sono preoccupanti. L’antimicrobico-resistenza è una situazione che ci preoccupa perché nel 2050, se non agiamo oggi, potrà essere considerata la prima causa di morte nel mondo. Inoltre, l’antimicrobico-resistenza oggi al nostro Paese costa tanto: i danni [correlati al fenomeno] pesano circa 2,4miliardi di euro all’anno; abbiamo 2,7milioni di posti letto occupati a causa dell’antimicrobico-resistenza.”
Alla luce della situazione attuale, che vede il Sistema sanitario pubblico in difficoltà nel mantenere i livelli di eccellenza che per decenni l’hanno posizionato ai vertici delle classifiche internazionali, si avverte la necessità di riflettere sull’opportunità di ridefinire gli equilibri tra erogatori pubblici e privati. La continua riduzione delle risorse destinate alla Sanità da un lato e i cambiamenti strutturali della popolazione dall’altro stanno infatti determinando un aumento della domanda di Servizi sanitari che il solo Sistema pubblico non pare più in grado di soddisfare adeguatamente.