L’osteoporosi è una malattia cronica, caratterizzata da una riduzione della massa ossea e da un’alterazione della microarchitettura del tessuto scheletrico, con conseguente aumento della fragilità ossea. Questa situazione porta ad un aumentato rischio di frattura (in particolare di vertebre, femore, polso, omero, caviglia) per traumi anche minimi. In Italia interessa circa 5milioni di persone, di cui ben 4 milioni sono donne; compare in maniera spesso asintomatica e per questo la maggior parte delle persone non è consapevole di essere a rischio.
All’incremento del pericolo di fratture da fragilità concorrono diversi fattori: costituzionali, genetici e ambientali. Oltre a quello genetico (non modificabile), esistono altre condizioni che aumentano il rischio di osteoporosi, come avere una bassa massa ossea (la perdita della massa ossea aumenta durante la menopausa) e l’assunzione di alcuni farmaci, come i cortisonici o le terapie ormonali, che vengono utilizzati nel tumore prostatico e mammario. La prevenzione gioca dunque un ruolo “chiave” per la salute delle ossa e consiste in un insieme di interventi – farmacologici e non – mirati a prevenire o rallentare la comparsa della malattia e quindi il rischio di frattura da fragilità.
Le terapie efficaci nella terapia dell’osteoporosi possono essere suddivise in 2 grandi categorie: agenti anti-riassorbitivi (riduzione del riassorbimento osseo) e anabolici (stimolazione formazione di nuovo osso). Questi farmaci possono prevenire con successo le fratture da fragilità dal 30% fino al 70% migliorando la struttura dell’osso e aumentandone la resistenza. Tutto ciò a patto che la condizione patologica venga riconosciuta e sia impostato un percorso terapeutico che dovrà essere rispettato rigorosamente.