Conoscere e Curare il Cuore, “anche con la ricerca di segni di infiammazione cardiaca”

“Se la riduzione del colesterolo LDL (low-density lipoprotein) rappresenta un obiettivo certo di prevenzione primaria e secondaria, il trattamento del rischio residuo infiammatorio ha una collocazione clinica più incerta”, afferma il prof. Francesco Prati, presidente della Fondazione Centro per la Lotta Contro l’Infarto e direttore del Dipartimento Cardio-Toraco-Vascolare, Azienda Ospedaliera San Giovanni Addolorata, Roma, nel corso del congresso Conoscere e Curare il Cuore, recentemente svoltosi a Firenze. “Nonostante i dubbi terapeutici, la misurazione dell’infiammazione, abitualmente espressa dal valore di hsCRP, è in grado di stratificare il rischio residuo di eventi cardiaci nei pazienti con sindrome coronarica acuta o cronica. E su questo le nuove evidenze scientifiche dimostrano che l’imaging può giocare un ruolo importante.”

La ricerca di segni di infiammazione locale cardiaca al posto di marker ematici sistemici può rappresentare uno strumento prognostico, con l’individuazione del tessuto adiposo epicardico che si va imponendo come una soluzione efficace anche per via della facilità con cui può essere rilevato e quantificato mediante ecocardiografia, tomografia computerizzata e risonanza magnetica per immagini: “Il tessuto adiposo perivascolare sembra essere coinvolto nella stimolazione locale della formazione di placche aterosclerotiche e si correla con parametri della sindrome metabolica, tra cui l’aumento della circonferenza della vita, l’ipertrigliceridemia, l’iperglicemia ed infine l’aterosclerosi coronarica”, prosegue Prati. “La TC-PET con il 68Ga-DOTATATE si propone come una soluzione molto interessante in grado di discriminare lesioni coronariche ad alto rischio. Si tratta di un nuovo marcatore dell’infiammazione aterosclerotica che si lega in modo specifico a recettori dei macrofagi; Tarkin et al hanno dimostrato che il 68Ga-DOTATATE identificava in modo corretto le lesioni culprit di pazienti con sindrome coronarica acuta ed era in grado di predire la presenza di lesioni ad alto rischio secondo la valutazione CT.”