Bari, Congresso SIRU 2024: “Scoperte microplastiche nel fluido follicolare. Minacce per la fertilità femminile”

Giovedì 11 aprile 2024 si apre a Bari il VII Congresso Nazionale della Società Italiana di Riproduzione Umana SIRU, che vedrà a confronto, fino al 13 aprile, esperti nazionali e internazionali nel campo della cura dell’infertilità. “L’infertilità in Italia è un problema diffuso che riguarda quasi 1 coppia fertile su 5, e proprio il percorso della coppia infertile sarà al centro del dibattito e del confronto congressuale, con particolare riferimento all’importanza dell’approccio multidisciplinare”, dichiara Paola Piomboni, presidente SIRU. Tra le più importanti novità congressuali, i risultati di uno studio dal quale emergerebbe, per la prima volta, la presenza di microplastiche nei fluidi follicolari di donne che si sottopongono a procreazione medicalmente assistita. La ricerca First Evidence of Microplastics in Human Ovarian Follicular Fluid: an Emerging Threat to Female Fertility – in pre-print sulla piattaforma medRxiv – è stata realizzata da Luigi Montano, Salvatore Raimondo, Marina Piscopo, Maria Ricciardi, Antonino Guglielmino, Sandrine Chamayou, Raffaella Gentile, Mariacira Gentile, Paola Rapisarda, Gea Oliveri Conti, Margherita Ferrante, Oriana Motta, ed è stata sottoposta a una rivista internazionale. Lo studio non solo ha rilevato la presenza di nano e microplastiche (concentrazione media di 2.191 particelle per millilitro), ma anche la dimensione al di sotto di 10 micron (diametro medio di 4,48 micron), evidenziando una correlazione fra la concentrazione di microplastiche e alcuni parametri collegati alla funzione ovarica. “Quest’ultimo aspetto, alla luce degli effetti negativi sull’apparato riproduttivo femminile ben documentati in campo sperimentale nel mondo animale, ci preoccupa non poco”, afferma il dott. Luigi Montano, Uro-andrologo dell’ASL di Salerno, coordinatore del progetto di ricerca EcoFoodFertility, past president SIRU. “Queste stesse sostanze, infatti, non solo hanno un effetto diretto di danno sulla funzione ovarica attraverso diversi meccanismi, in primis lo stress ossidativo, ma fanno anche da ‘cavallo di Troia’ ad altre sostanze notoriamente tossiche, come metalli pesanti, ftalati, bisfenoli, diossine, policlorobifenili e secondo recenti studi, anche veicolo di virus, batteri e protozoi. Si tratta di sostanze dalle dimensioni pulviscolari, che penetrano in profondità nel nostro organismo e che vengono introdotte nell’organismo con l’acqua che beviamo, il cibo che mangiamo, l’aria che respiriamo e anche attraverso la pelle con i cosmetici, ad esempio.”

“Considerando che l’età media nelle donne che afferisce ai Centri di riproduzione medicalmente assistita in Italia è pari a 36,8 anni – età molto avanzata quando già per natura la capacità riproduttiva delle donne risulta diminuita – rimandare il progetto genitoriale di un altro anno significa ridurre ulteriormente la possibilità di successo dei trattamenti di riproduzione assistita”, dichiara il dott. Antonino Guglielmino, socio fondatore SIRU. “Ne abbiamo avuto prova durante il periodo della sospensione dell’attività a causa del lockdown, in occasione del quale l’autorità inglese ha calcolato che nelle donne nella fascia di età dai 36 ai 39 anni, il ritardo di 12 mesi ha provocato una diminuzione della capacità riproduttiva in termini percentuali che va dal 12 al 19%, in termini assoluti pari al 3,2-3,8%. Ciò significa che una donna di 36-37 anni ha mediamente il 26,6% di probabilità di avere una gravidanza, ma dopo un ritardo di 12 mesi la probabilità scende al 23,4%, con una diminuzione quindi di 3,2 punti percentuali. Tutto questo – conclude – si tradurrà in migliaia di bambini in meno che nasceranno.”