
Lo studio, dal titolo Breast Silicone Gel Implants versus Autologous Fat Grafting: Biomaterials and Bioactive Materials in Comparison, è stato condotto dal prof. Pietro Gentile, associato di Chirurgia Plastica e Ricostruttiva presso l’Università Tor Vergata di Roma, e pubblicato sul Journal of Clinical Medicine. Il lavoro analizza le differenze tra l’impiego di protesi e l’innesto di grasso autologo nell’aumento di volume del seno, ripercorrendo i cambiamenti delle procedure chirurgiche di rimodellamento del seno negli ultimi 20 anni. Lo studio scientifico caso-controllo mira a confrontare i risultati del rimodellamento mammario ottenuti in un gruppo di donne trattate con protesi (55 pazienti) per la correzione dell’ipoplasia mammaria con quelli di un gruppo trattato con innesto di grasso (lipofilling, 50 pazienti), analizzando anche l’influenza delle deformità mammarie e toraciche (mammella tuberosa, asimmetria di volume e forma tra le mammelle, asimmetria del complesso areola-capezzolo, pectus excavatum e carinatum) nell’esito estetico. L’analisi pre e post-operatoria è stata eseguita con un’accurata valutazione clinica, fotografica e strumentale, quest’ultima basata su risonanza magnetica, mammografia ed ecografia.
L’89% delle pazienti trattate con protesi mammarie ha mostrato ottimi risultati estetici dopo 1 anno rispetto alle pazienti trattate con tessuto adiposo, che hanno mostrato gli stessi risultati nel 64% dei casi. D’altro canto, però, la naturalezza dei risultati nel gruppo trattato con il lipofilling era superiore a quella nel gruppo trattato con protesi. In ogni caso, sia le protesi che il lipofilling si sono dimostrati sicuri ed efficaci nella serie di casi trattati. Il lipofilling ha determinato risultati più naturali rispetto alle protesi, consentendo anche in maniera più efficace e agevole il trattamento di deformità mammarie come il pectus excavatum, mentre le pazienti trattate con protesi hanno mostrato un risultato più evidente e duraturo nel tempo.