La recente epidemia di COVID-19 è un evento che sta mettendo a dura prova uomini e nazioni, un vero trauma collettivo che ha e avrà un forte impatto sul nostro modo di vivere e di relazionarci con gli altri. In questo clima di paura, incertezza, altruismo e atti che devono essere riconosciuti come eroici, anche noi dermatologi siamo impegnati nel “difendere” soprattutto la pelle degli operatori sanitari in prima linea, ma anche per coloro che sono a casa, contro i danni da Dispositivi di Protezione Individuali (DPI), come ci avevano messo in guardia i colleghi cinesi attraverso il Consensus of Chinese Experts on Protection of Skin and Mucous Membrane Barrier for Health-Care Workers Fighting Against Coronavirus Disease in Dermatologic Therapy 2019.
AGENTI IRRITANTI
Ogni giorno visitiamo operatori sanitari con manifestazioni cutanee alle mani che vanno dalla semplice disidrosi all’eczema grave e sovrainfetto. La causa? L’uso continuativo dei guanti, l’eccesso di detersione e l’uso dei disinfettanti. I casi vengono affrontati in base alla gravità e suddivisi in dermatiti allergiche da contatto e dermatiti irritative da contatto. A seconda dell’acuzie dei quadri clinici, si utilizzano creme a base di steroidi topici; creme con associazione steroide più antibiotico; creme riepitelizzanti. Si raccomanda una prevenzione attraverso l’uso di creme emollienti ed idratanti e creme barriera. I quadri clinici che più ci resteranno nella mente sono quelli dei volti dei sanitari sfigurati dall’uso prolungato di mascherine.
LE MANIFESTAZIONI CLINICHE
Visitiamo colleghi con semplici manifestazioni irritative al viso, fino a vedere flittene soprattutto sul dorso del naso. Suggeriamo terapie adeguate e ci raccomandiamo di applicare pasta con ossido di zinco nelle zone di maggior contatto. Nelle ore di riposo si raccomanda l’uso di creme riepitelizzanti. Comprendiamo che il poco tempo dedicato a sé stessi non invogli a spalmarsi di crema ma la complicanza settica di una dermatite trascurata è in agguato. Abbiamo purtroppo visitato sanitari con erisipela del volto. L’erisipela (dal greco ερυσίπελας pelle rossa) è un’infezione acuta della pelle, che coinvolge il derma profondo e in parte l’ipoderma, causata da batteri che riescono a superare la barriera cutanea, in questi casi lesionata. Inizia subdolamente con calore, dolore e arrossamento nella zona interessata, compare poi febbre anche molto alta e senso di astenia.
IMMUNOSOPPRESSORI
Il Dermatologo in tempo di coronavirus si è anche trovato di fronte al dilemma se continuare le terapie immunosoppressive con le quali tratta una buona parte delle patologie di competenza. Ancora più enigmatica è stata la scelta nei confronti del dupilumab, farmaco che ha letteralmente cambiato la vita dei pazienti atopici, restituendoli alla normalità. Il problema è: farmaco in utilizzo da 1 anno in Italia e virus ignoto, una bella accoppiata. Sanofi, azienda produttrice, si è immediatamente prodigata a rassicurare sul proseguimento del trattamento. C’è stata poi una ricerca di manifestazioni cutanee associate a coronavirus. Un recentissimo lavoro, pubblicato da colleghi di Lecco (Cutaneous Manifestations in COVID-19: a First Perspective; S. Recalcati; Journal of the European Academy of Dermatology and Venereology, 26 March 2020) ha indagato 148 pazienti Covid-19 positivi: 18 pazienti (20,4%) hanno sviluppato manifestazioni cutanee; 8 pazienti hanno sviluppato un coinvolgimento cutaneo all’esordio; 10 pazienti dopo il ricovero. Le manifestazioni cutanee sono state eruzione cutanea eritematosa (14 pazienti); orticaria diffusa (3 pazienti) e vescicole simili alla varicella (1 paziente). Il tronco era la principale regione coinvolta. Il prurito era basso o assente e di solito le lesioni guarivano in pochi giorni. Apparentemente non c’era alcuna correlazione con la gravità della malattia. Analizzando questi dati, possiamo ipotizzare che le manifestazioni cutanee siano simili al coinvolgimento cutaneo che si verifica durante le comuni infezioni virali.