Oltre 3 clinici su 10 prediligono l’impiego di strumenti tecnologici quali wearable device, App e servizi di telemedicina, e ben il 66% ritiene che l’utilizzo sinergico delle nuove tecnologie con gli strumenti tradizionali rappresenti la soluzione più efficace per affrontare le criticità riscontrate nella gestione del paziente anziano cardiopatico o a rischio cardiovascolare: percentuale che sale al 70% prendendo in esame la classe medica della fascia d’età 56-75 anni. Questi, in estrema sintesi, alcuni dei risultati della survey AboutPharma and Medical Devices, promossa e realizzata da HPS e presentati in occasione di una conferenza organizzata da Daiichi Sankyo Italia. L’indagine ha coinvolto oltre 450 clinici, tra cardiologi, Medici di Medicina Generale, internisti e geriatri, allo scopo di far emergere quali possano essere gli strumenti patient-friendly da utilizzare al fine di migliorare la gestione dell’anziano cronico e politrattato in area cardiovascolare, favorendo altresì la promozione di corretti stili di vita presso la popolazione anziana.
Complice anche l’innalzamento dell’aspettativa di vita – siamo, infatti, il secondo Paese al mondo più longevo dopo il Giappone e il primo nella classifica europea per la percentuale di persone over 65 – in Italia si registra un aumento delle malattie croniche. “Tra queste, le patologie cardiovascolari rappresentano nel nostro Paese la prima causa di morte, essendo responsabili del 35% delle morti totali e comportando costi – diretti ed indiretti – considerevoli per il sistema sanitario nazionale”, afferma Ciro Indolfi, Presidente Società Italiana di Cardiologia. “Lo scompenso cardiaco rappresenta un serio problema di sanità pubblica. Dal punto di vista terapeutico, la difficile gestione dell’anziano con tale patologia è legata sia all’estrema fragilità dei pazienti, sia al fatto che le attuali Linee Guida si basano su trial condotti su popolazioni di età media inferiore a 65 anni. Un’altra malattia ad altissima prevalenza nella popolazione geriatrica è la fibrillazione atriale, gravata da una significativa morbilità e mortalità, e associata a un incremento di 5 volte dell’incidenza di ictus e di 3 volte dell’incidenza di insufficienza cardiaca. Infine, un’ulteriore problematica è l’iperlipidemia e, in particolare, il colesterolo LDL, anche considerando il fatto che i dati circa l’ipercolesterolemia nei pazienti anziani sono rari e non vi sono, attualmente, studi di intervento né raccomandazioni riguardanti la gestione delle iperlipidemie in questa fascia d’età.”
“L’età avanzata, cui si associano incrementi di incidenza e prevalenza di malattie croniche, è un determinante fondamentale di domanda di servizi sanitari. L’evoluzione demografica del nostro Paese prevede un progressivo invecchiamento della popolazione nei prossimi 25 anni”, afferma Lorenzo Mantovani, Direttore Scuola di Igiene e Medicina Preventiva, Direttore Centro Ricerche Salute Pubblica (CESP) e Professore Associato di Igiene Generale e Applicata all’Università Bicocca di Milano. “Un’analisi, condotta dal Centro di Ricerca sulla Sanità Pubblica dell’Università di Milano-Bicocca su oltre 1milione di soggetti, ha rilevato che gli over 65, che oggi rappresentano il 23%, assorbono oltre il 50% delle risorse sanitarie. In questa fascia d’età vi è una elevatissima prevalenza di persone con due o più malattie croniche (multicronicità), particolarmente di natura cardiometabolica, ed è proprio la gestione di questi soggetti ad essere particolarmente costosa. Si stima che l’effetto congiunto dell’arrivo delle coorti di baby-boomers in questo range d’età e della progressiva denatalità osservata a partire dalla metà degli anni ’70 porterà questa fascia di popolazione a rappresentare 1/3 della popolazione nel 2045 e ad assorbire oltre i 3/4 delle risorse sanitarie, rendendo problematica la sostenibilità del Servizio Sanitario Nazionale, a meno che non vengano implementate forme efficaci ed efficienti di prevenzione delle malattie cardiometaboliche e delle loro complicanze.”