I bambini italiani mangiano a casa poca verdura, consumandola 2 o 3 volte a settimana contro le 2 o 3 volte al giorno previste dalle linee internazionali. A scuola, invece, lasciano nel piatto legumi, verdure e pesce. È quanto emerge dall’anteprima di una ricerca presentata presso il Cirfood District di Reggio Emilia, nell’ambito del convegno Nutrire il Futuro. Dare Valore al Cibo nella Nuova Scuola. Lo studio, basato su 2.500 questionari e alcuni focus group con genitori e insegnanti realizzati in 10 Comuni, è curato dal prof. Michele Antonio Fino, docente di Scienze Gastronomiche presso l’Università di Pollenzo. “[ I bambini scartano alcuni cibi perché] poco abituati a mangiarli a casa; non li riconoscono, sono tendenzialmente neofobici e abitudinari e quindi c’è un grande tema di educazione alimentare”, dichiara. “Fino all’85% dei genitori ci dice che un corso di educazione alimentare a scuola e per i genitori sarebbe più che benvenuto. Non ci si può limitare ad introdurre cibi biologici, anche perché non sempre fanno il bene delle filiere produttive”, afferma. “La sola varietà di cibi proposti porta oggi a sprechi stimati del 30%, cosa che non possiamo più permetterci.”
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