Cinghiali in Liguria, Confagricoltura: “Necessario cambio di passo”

“In Italia, ed in Liguria a maggior ragione, è necessario un cambio di passo nella gestione di alcune specie di fauna selvatica. Un nuovo modello che tenga insieme gli interessi delle imprese agricole e la tutela ambientale oggi è possibile”, dichiara il presidente di Confagricoltura Liguria, Luca De Michelis. “La recente ‘collaborazione associativa’ di Confagricoltura con EPS – che rappresenta con ben 2.700 istituti faunistici e 5mila soci, gestori di una superficie di 1milione di ettari su tutto il territorio nazionale – va nella direzione di coinvolgere una realtà fondamentale per dare risposte concrete ad una problematica insostenibile. Nel recente convegno di Viterbo, organizzato da Confagricoltura con EPS, sono stati presentati i dati elaborati da Ispra sulla diffusione del cinghiale, con un focus specifico sulle conseguenze che la proliferazione della specie ha sul lavoro delle imprese agricole.”

“La non adeguata gestione di alcune specie selvatiche ha molteplici conseguenze, a partire dalla diffusione di epizoozie che possono avere gravi effetti sulle attività economiche del settore primario, come recentemente accaduto proprio con la peste suina africana (PSA) in varie are. Alcuni passi in avanti sono stati comunque fatti, come gli importanti interventi presenti nella legge di Bilancio 2023 ottenuti grazie all’attenzione del ministro dell’Agricoltura e della Sovranità Alimentare e delle Foreste, Francesco Lollobrigida. Confagricoltura Liguria ritiene, però, che siano necessari interventi più specifici su alcuni aspetti che interessano direttamente le aziende agricole: una migliore gestione del periodo di apertura della caccia, la previsione di un maggiore selezione di alcune specie, e un più efficace sistema di risarcimento dei danni.”

“Confagricoltura e EPS auspicano un piano organico di interventi mirati che ponga fine alla diffusione fuori misura di alcuni esemplari di fauna selvatica anche in ambienti non caratteristici. Le conseguenze sono molte: danni alla flora locale, marginalizzazione delle imprese agricole e abbandono di interi territori, in particolare montani e collinari. Il problema della diffusione non gestita dei cinghiali coinvolge direttamente gli agricoltori, ma ormai si tratta di un fenomeno che non riguarda più soltanto il settore primario. Basti pensare ai pericoli per l’incolumità pubblica nelle zone rurali ma anche nei pressi dei centri abitati. La corretta gestione della fauna selvatica chiama tutta la società civile ad un lavoro condiviso.”

In Italia, secondo i dati Ispra sulla presenza del cinghiale in Italia nel periodo 2015-2021, si contano 1,5milioni di esemplari di cinghiale; gli abbattimenti sono stati circa 300mila all’anno (di cui 257mila in caccia ordinaria e 42mila in interventi di controllo faunistico). Il 30% dei contenimenti totali è stato effettuato in Toscana. Ingenti i danni all’agricoltura, con una media annuale di oltre 7milioni di euro. La stima complessiva è risultata di poco inferiore a 120milioni di euro di danni, per un totale di oltre 105mila casi. Le regioni più colpite sono Abruzzo e Piemonte, rispettivamente con circa 18 e 17milioni di euro nel periodo considerato. Toscana, Campania e Lazio hanno fatto registrare oltre 10milioni di danni all’anno. La Liguria segue a ruota, con contingenti abbattuti ben al di sotto di quelli previsti. “In Liguria – conclude De Michelis – si stima un numero di capi intorno ai 45-50mila. Nella scorsa stagione, ne sono stati abbattuti intorno ai 23mila. Numeri che si commentano da soli.”