Cibo e psiche: tutti i segreti “salva dieta”

La dieta è un flop? Forse serve lo psicologo. Per dimagrire e mantenere nel tempo corrette abitudini alimentari, il primo passo è acquisire consapevolezza dei fenomeni psichici che spesso e in modo inconsapevole influiscono sul nostro approccio al cibo. Con l’arrivo della bella stagione è subito boom di diete e visite dai nutrizionisti in vista della temuta ”prova costume”. Ma “sgarri” o piccole deviazioni sono dietro l’angolo, innescando demoralizzazione e autosvalutazione, che a loro volta possono scatenare comportamenti alimentari scorretti, generando un circolo vizioso che porta al recupero del peso.

“La più frequente causa di insuccesso della dieta non è tanto, come spesso si crede, la cosiddetta ‘mancanza di volontà’ o la scarsa motivazione o determinazione, ma la difficoltà di sostenere una restrizione alimentare”, spiega Maura Levi, Medico Specialista in Psicologia Clinica del Gruppo MultiMedica. “Gli schemi rigidi di una dieta sono vissuti come una negazione del senso di piacere e, se questa mancanza viene percepita anche in altri ambiti della vita, è facile scegliere inconsapevolmente la scorciatoia del cibo per riempire dei vuoti. Vuoti che non sono nello stomaco ma appartengono alla sfera dell’emotività. La strategia fondamentale da seguire consiste nel non focalizzarsi esclusivamente sul numero che segna la bilancia, lavorando piuttosto sullo stile di vita nel suo complesso, all’interno del quale bisogna potersi concedere delle deviazioni, senza viverle come fallimenti che poi portano a ‘gettare la spugna’. Deviazioni che devono avvenire sporadicamente, in occasioni speciali, privilegiando la qualità a scapito della quantità: meglio un croissant di pasticceria ogni tanto e non quelli confezionati tutti i giorni. Vale, poi, tutta una serie di stratagemmi pratici: fare la spesa attenendosi a una lista ben precisa e mai a stomaco vuoto, consumare spuntini per non arrivare all’ora di pranzo o cena troppo affamati, se ci si concede un dolce farlo solo a fine pasto.”

In alcuni casi lo scoraggiamento e la sperimentazione di molteplici fallimenti possono sfociare in veri e propri disturbi psichici, come depressione o ansia. Queste manifestazioni a loro volta tendono ad aggravare i comportamenti alimentari, per cui il cibo si trasforma in un antidepressivo, peggiorando ancor di più il peso corporeo. Circa il 20% delle persone in sovrappeso o obese presenta un disturbo del comportamento alimentare (DCA), come anoressia, bulimia e il cosiddetto Disturbo dell’Alimentazione Incontrollata (Binge Eating Disorder). “Il modo migliore per affrontare il problema del peso, soprattutto se recidivante e in presenza di un Disturbo dell’Alimentazione Incontrollata, è avvalersi di un’équipe multi-specialistica.”