
Secondo uno studio condotto anche da ricercatori italiani, nel 65% dei casi di tumori della mammella è possibile evitare la chemioterapia. Gli studiosi, coordinati da Mario Giuliano, dell’Università Federico II di Napoli, e Daniele Generali, dell’Università di Trieste, hanno effettuato un’analisi di 140 studi (pubblicati fra il 2000 e il 2017) comprendenti 50.029 pazienti.
Dall’analisi dei dati si è evinto che la nuova “combinazione” di ormonoterapia e nuove terapie a bersaglio molecolare (inibitori di CDK4/6) è più efficace o equivalente rispetto a tutti i regimi di chemioterapia. Lo studio ha coinvolto pazienti con la patologia metastatica positiva per i recettori ormonali e HER2 negativa, ovvero il 65% di tutti i casi metastatici. ”Per queste donne – dichiara Lucia Del Mastro, responsabile Breast Unit dell’IRCCS Ospedale Policlinico San Martino di Genova – il nuovo studio si dimostra molto importante perché, per la prima volta, pone a confronto l’efficacia dei regimi oggi disponibili di chemioterapia e ormonoterapia, con o senza terapie mirate, e conferma quanto stabilito dalle linee guida internazionali, che raccomandano, anche in prima linea, cioè come primo trattamento, l’impiego dell’ormonoterapia, con o senza terapie mirate, posticipando l’uso della chemioterapia in queste pazienti.”
Naturalmente, la chemioterapia resta necessaria qualora le cellule tumorali diventino definitivamente resistenti all’ormonoterapia. Si calcola che in Italia le donne con il tumore della mammella metastatico siano oltre 24mila. La ricerca è stata pubblicata su Lancet Oncology.