È in arrivo anche nel nostro Paese un nuovo farmaco per il trattamento della schizofrenia. Si tratta di cariprazina, un antipsicotico di terza generazione che grazie alla propria peculiarità farmacologica può essere considerato unico nel panorama di questa classe terapeutica. Questa molecola non è infatti solo in grado di agire sui sintomi “positivi” della malattia (deliri, allucinazioni, dissociazione logico-formale del pensiero, ecc.) ma anche sulla componente “negativa” (apatia, anedonia, asocialità, ecc.). Oltre a essere efficace sui sintomi della schizofrenia, presenta inoltre ridotti effetti collaterali neurologici (sindrome simil-parkinsoniana) e metabolici, oltre ad avere uno scarso impatto sull’apparato cardiovascolare.
La sua efficacia clinica è stata dimostrata attraverso numerosi studi clinici, che hanno coinvolto più di 2.000 pazienti. “Dal punto di vista farmacologico – dichiara il prof. Edoardo Spina, Docente di Farmacologia all’Università di Messina – questo nuovo antipsicotico è considerato un agonista dopaminergico parziale che, oltre ad avere una maggior tollerabilità dei farmaci di I e II generazione, sembra essere particolarmente attivo ed efficace sui sintomi negativi, per una propria peculiarità farmacologica, che è quella di agire da agonista parziale sui recettori dopaminergici di tipo D3 (a differenza di tutte le altre molecole che agiscono solo sui recettori D2). Infatti i farmaci che agiscono sui recettori D3 possono avere un’azione favorevole sui sintomi negativi e cognitivi della schizofrenia.”
La schizofrenia è una malattia psichiatrica grave e debilitante: “Il numero di persone con prevalenza di disturbo schizofrenico è circa l’0,8-1% della popolazione”, dichiara il prof. Claudio Mencacci, Direttore del Dipartimento di Neuroscienze e Salute Mentale ASST Fatebenefratelli, Sacco di Milano. “È importante sottolineare che nei servizi pubblici la schizofrenia, insieme alla depressione si contendono ‘la palma’ dei disturbi maggiormente prevalenti. Questa patologia assorbe oltre il 37% di tutte le prestazioni erogate dai servizi pubblici e praticamente rappresenta il 43% di tutta l’utenza che fa capo alla semi residenzialità e il 58% dell’utenza dei centri residenziali. Per questo tipo di malattia, l’impegno del SSN è particolarmente significativo.”
“Sul numero calcolato dei soggetti con schizofrenia – prosegue Mencacci – la sintomatologia negativa ha un impatto rilevante, anche nell’esordio della patologia, con un inizio subdolo; per cui spesso i pazienti ricevono diagnosi adeguate solo dopo un lungo periodo di malattia. Questi sintomi rimangono spesso misconosciuti, perché fondamentalmente rappresentati dalla cosiddetta ‘sindrome amotivazionale’. Questo è il cosiddetto ‘deficit motivazionale’ che si trova in un numero importante di soggetti con schizofrenia.”
“I vantaggi dell’utilizzo di cariprazina – aggiunge il prof. Andrea Fagiolini, Professore Ordinario di Psichiatria all’Università di Siena – includono il fatto che gli effetti collaterali, rispetto ai farmaci precedenti, sono ridotti: da quelli anti-colinergici (es. bocca secca, stitichezza, ritenzione urinaria, esacerbazione degli effetti pericolosi del glaucoma a angolo chiuso) agli anti-adrenergici (es. ipotensione ortostatica), agli anti-istaminergici (es. sedazione, aumento di peso) e metabolici (es. aumento di peso, aumento del colesterolo, aumento dei trigliceridi). Così come sono ridotti i rischi di aritmia (es. da aumento del tratto di ripolarizzazione QTc dell’elettrocardiogramma). Altri benefici includono la monosomministrazione orale giornaliera e una lunga emivita. Ma il principale vantaggio – conclude Fagiolini – è rappresentato dall’alto potenziale per il trattamento dei sintomi negativi e cognitivi della schizofrenia, per questo cariprazina rappresenta un importante passo avanti per le cure dei nostri pazienti.”