Carcinoma uroteliale localmente avanzato o metastatico. “Chemioterapia e avelumab aumentano la sopravvivenza”

La chemioterapia di prima linea a base di platino, seguita da una fase di mantenimento con avelumab come standard di cura (standard of care, SoC) per i pazienti eleggibili affetti da carcinoma uroteliale localmente avanzato o metastatico, che non sono andati in progressione dopo la chemioterapia di prima linea. Sono queste le caratteristiche dello studio Javelin Bladder, presentate in questi giorni all’Annual Genitourinary Cancers Symposium dell’American Society of Clinical Oncology, a San Francisco. I dati includono studi di real-world che confermano, come da studio clinico, una sopravvivenza globale (OS) mediana di circa 30 mesi nei pazienti senza progressione si ottenga dopo la chemioterapia di prima linea. Ulteriori analisi effettuate su dati di real-word offrono per la prima volta spunti circa i risultati di sopravvivenza globale ottenuti proponendo una sequenza terapeutica che prevede per pazienti in progressione dal regime di trattamento con Javelin Bladder l’utilizzo di ADC (antibody-drug conjugate) come enfortumab vedotin.

“Avelumab, nel trattamento di mantenimento di prima linea, è diventato lo standard of care per i pazienti con tumore della vescica localmente avanzato o metastatico, con un profilo di efficacia e sicurezza ben consolidato e supportato da anni di esperienza nella pratica clinica quotidiana”, dichiara Philippe Barthélémy, dell’Institut de Cancérologie Strasbourg Europe. “Queste nuove analisi si aggiungono all’ampio corpus di evidenze scientifiche che dimostrano come il trattamento di mantenimento con avelumab possa contribuire a prolungare la sopravvivenza globale e offrire potenzialmente una qualità di vita migliore. L’analisi dello studio real-world Avenance, attualmente in corso, potrebbe fornire nuove indicazioni, secondo le quali l’uso iniziale del regime Javelin Bladder, seguito da un trattamento di seconda linea con un ADC come enfortumab vedotin, potrebbe migliorare notevolmente gli esiti di sopravvivenza globale dei pazienti. Questi risultati sottolineano l’importanza di un trattamento strategico di sequenza per ottimizzare i risultati dei pazienti.”