L’anemia è la principale complicanza della malattia renale cronica: colpisce 1 paziente su 5 di entrambi i sessi, dopo i 50 anni d’età. La spossatezza domina la vita dei pazienti, la cui qualità di vita risulta intaccata in modo simile a quella di chi è affetto da diabete, epilessia o tumori. La diagnosi è tardiva; il più delle volte l’anemia da malattia renale cronica non viene riconosciuta perché la condizione è sottostimata dai medici e dagli stessi pazienti. La campagna Anemia da Malattia Renale Cronica. Diamo Ossigeno alle Aspirazioni, promossa da Astellas insieme all’Associazione Nazionale Emodializzati Dialisi e Trapianto ANED attraverso un video online e una call to action di una testimone d’eccezione, l’alpinista e scalatrice altoatesina Tamara Lunger, sollecita i pazienti diagnosticati e le persone che potrebbero essere a rischio di sviluppare anemia da malattia renale cronica, ma anche tutti i cittadini, a inviare sul sito della campagna anemiadamalattiarenale.it le proprie aspirazioni e i propri progetti. I contenuti raccolti permetteranno di realizzare la Foresta delle Aspirazioni: per ogni messaggio verrà piantato un albero nel Parco della Vettabbia, un’area verde di Milano, dall’azienda ZeroCO2, partner del progetto. Per riuscire a realizzare le proprie aspirazioni ci vuole energia e la foresta libera ossigeno per gli uomini e l’ambiente. Metaforicamente l’ossigeno offre una nuova qualità di vita a chi soffre di anemia da malattia renale cronica. L’ossigeno e le aspirazioni sono il fil rouge della campagna, che vuole stimolare i pazienti a non arrendersi, a non rassegnarsi ma a reagire e trovare la giusta energia per raggiungere i propri obbiettivi.
“L’anemia da malattia renale cronica è una condizione patologica in cui i reni non producono sufficiente eritropoietina, l’ormone che stimola la produzione di globuli rossi; di conseguenza si riduce la capacità del sangue di trasportare ossigeno ai tessuti dell’organismo”, dichiara Giuseppe Castellano, direttore SC di Nefrologia, Dialisi e Trapianti di Rene, Fondazione IRCCS Cà Granda Ospedale Maggiore Policlinico di Milano. “L’anemia può comportare mancanza di respiro, astenia, debolezza, vertigini, pallore, problemi a livello cardiaco. La mancanza di energia influenza la capacità di lavorare, di studiare, di partecipare alle attività quotidiane. Questo può generare sentimenti di frustrazione, depressione e isolamento sociale. L’anemia da malattia renale cronica è spesso sotto-diagnosticata e sotto-trattata perché i sintomi possono essere sfumati. Stanchezza e debolezza croniche anche durante attività leggere, la mancanza di respiro, il pallore della pelle e delle mucose sono campanelli d’allarme ed è importante non trascurarli ma rivolgersi al proprio medico, il quale nel pannello degli esami dovrà fare una valutazione di tutti i fattori critici, ovvero funzionalità renale, livelli di ferro ed emocromo per diagnosticare una eventuale anemia.”
La presa in carico del paziente affetto da anemia conseguente a una malattia renale cronica è un momento cruciale. Diversi sono gli specialisti coinvolti, a partire dal medico di base, dal nefrologo, dall’internista fino al diabetologo e al cardiologo. “Il percorso diagnostico dell’anemia prevede una serie di test quali la determinazione dell’emoglobina per valutare la severità dell’anemia, gli indici eritrocitari per valutare il tipo di anemia, la conta eritrocitaria per valutare l’attività eritropoietica midollare, la ferritinemia per valutare i depositi di ferro, la saturazione della transferrina per valutare la disponibilità di ferro a livello midollare, la proteina C-reattiva per valutare lo stato infiammatorio”, dichiara Maura Ravera, segretario Fondazione Italiana del Rene FIR. “Questo percorso è giustificato dal fatto che i meccanismi coinvolti nella genesi dell’anemia associata a malattia renale cronica sono molteplici. La causa principale è il deficit di eritropoietina endogena, che compare quando la funzione renale è compromessa. Non meno importanti sono però la carenza marziale e lo stato infiammatorio cronico con aumento dei livelli di epcidina e di altre molecole che riducono la disponibilità di ferro. Il nefrologo – continua – ha un ruolo chiave nella gestione dell’anemia da malattia renale cronica, perché può prescrivere gli agenti stimolanti l’eritropoiesi attraverso la formulazione di un piano terapeutico che viene poi rinnovato periodicamente. Il paziente solitamente è inviato al centro di Nefrologia dal medico di medicina generale o da altri specialisti. Attualmente l’integrazione tra territorio e ospedale, cioè tra medici di medicina generale e specialisti, presenta alcuni limiti: una delle maggiori criticità nella gestione dell’anemia da malattia renale cronica è proprio il late referral, ovvero l’invio tardivo del paziente nefropatico al nefrologo.”