Il caldo estremo aumenta ricoveri e mortalità nei pazienti con patologie renali croniche

Secondo alcuni ricercatori dell’Università del Maryland, anche un solo giorno di caldo estremo è associato a incremento del rischio di ricoveri ospedalieri e mortalità nello stesso giorno in pazienti con nefropatie terminali. I cambiamenti climatici sono fattore noto di rischio per una varietà di patologie, ma sinora è stata prestata scarsa attenzione all’impatto specifico delle temperature estremamente calde in popolazioni vulnerabili come i pazienti con nefropatie terminali. Richard Remigio, autore dello studio, ha condotto una ricerca che ha interessato 745 pazienti interessati da patologie renali croniche, ponendo molta attenzione al caldo nella popolazione generale. I dati raccolti hanno permesso di evidenziare che le determinanti sociali e l’ambiente svolgono un ruolo importante nell’intensità percepita del caldo e nel suo impatto su ricoveri e mortalità: le popolazioni che non hanno accesso all’aria condizionata o a dispositivi di raffreddamento potrebbero risultare particolarmente vulnerabili. Secondo gli studiosi, questi dati non sono inattesi per coloro che sono consapevoli dell’impatto del caldo, ma potrebbe sorprendere un effetto tanto pronunciato su mortalità e ricoveri dei pazienti in dialisi.

Il caldo estremo è stato associato anche a insufficienza renale nei giovani uomini che lavorano a lungo all’aperto, e si stima che possa essere causa di 50mila decessi in tutto il mondo. Qualunque approccio agli effetti deleteri per la salute dei cambiamenti climatici dovrebbe tenere in considerazione l’estrema variabilità del rischio fra la popolazione generale e i gruppi vulnerabili, nonché gli effetti di geografia, razza e status socio-economico. Le nefropatie terminali influenzano in modo sproporzionato le popolazioni nere e a basso reddito, esponendole a rischi particolari durante il caldo estremo. Inoltre, le popolazioni a basso reddito hanno anche minori possibilità di accedere ad assicurazioni sanitarie, il che rende pesanti i costi dei ricoveri. L’articolo è stato pubblicato su JAMA Network Open.