Bergamo. “A.O.B. dona casco speciale per prevenire la caduta dei capelli durante la chemioterapia”

È in funzione in Oncologia all’ASST Papa Giovanni XXIII il nuovo casco per prevenire l’alopecia dovuta ai trattamenti di chemioterapia, tra cui quelli per la cura del tumore al seno, che evita per le donne il ricorso alla parrucca. Il casco, donato dall’Associazione Oncologica Bergamasca A.O.B., viene proposto a pazienti selezionate in base a precisi requisiti necessari all’utilizzo efficace. Il nuovo dispositivo agisce raffreddando il cuoio capelluto durante la chemioterapia.

Lo scalp cooling è il metodo più efficace finora individuato per prevenire l’alopecia, tra gli effetti indesiderati più spiacevoli causati dalla chemioterapia. In base alle evidenze di efficacia, il casco refrigerante viene proposto a pazienti che presentano determinate caratteristiche. Un recente studio italiano ha rilevato una percentuale di successo complessiva del 68% dei casi, che ha permesso alle pazienti di non dover indossare una parrucca. La percentuale di successo varia sensibilmente da caso a caso e in base al tipo di chemioterapico utilizzato. Proprio per questo il dispositivo è oggi proposto nei casi dove l’attesa di beneficio risulta essere maggiore. Anche se in genere il casco è ben tollerato, circa il 10% delle pazienti decidono di interrompere il ricorso al dispositivo, lamentando effetti collaterali come cefalea transitoria, sensazione di freddo e di fastidio poco sopportabile. Più in generale, a limitare il ricorso diffuso a dispositivi simili nella pratica clinica sono soprattutto i costi della procedura, legati al dispositivo e ai suoi componenti, nonché l’impatto logistico-organizzativo, fattori che richiedono un adeguato investimento e un’attenta programmazione terapeutica.

Alla presentazione del dispositivo hanno partecipato: Francesco Locati, direttore generale dell’Ospedale; Alberto Zambelli, direttore dell’Oncologia; Barbara Zanchi, coordinatrice infermieristica; Maria Grazia Paris, infermiera presso la Struttura; Maurizio Radici, presidente A.O.B.; le volontarie Marina Callioni, Nadia Gherardi, Lella Boiardi e Patrizia Castelletti. “Sappiamo quanto la perdita dei capelli, pur non essendo tra gli effetti più gravi della chemioterapia, possa avere un impatto molto forte sulla qualità di vita delle pazienti”, dichiara Radici. “Per questo abbiamo scelto di donare questo casco, uno strumento innovativo che può fare una grande differenza nel percorso di cura, aiutando le donne ad affrontare la malattia con maggiore forza e serenità. Il nostro impegno è da sempre quello di essere accanto ai pazienti: con questo casco vogliamo offrire un aiuto concreto, che permetta a molte donne di conservare un aspetto importante della propria identità. Anche piccoli gesti, se mirati, possono avere un grande impatto nella quotidianità di chi sta lottando.”

“Grazie ad A.O.B. per questa preziosa iniziativa che si aggiunge alle molte altre portate avanti in questi anni a vantaggio dei nostri pazienti con patologie oncologiche”, afferma Locati. “Questo nuovo dispositivo rafforza ulteriormente il profilo che già da tempo caratterizza la nostra struttura, come Ospedale attento alle esigenze al femminile nei processi di diagnosi e cura. L’obiettivo è quello di utilizzarlo al meglio per aiutare alcune pazienti ad attenuare l’impatto a livello psicologico, già in sé molto forte, delle cure per il tumore al seno.”

L’alopecia riguarda circa 7 donne su 10 sottoposte a chemio per carcinoma mammario. Sebbene i capelli ricrescano solitamente entro 3-4 settimane dal termine della terapia, la loro perdita rappresenta il “segno visibile” della malattia. L’impatto psicologico per la donna con tumore al seno può essere molto forte. Per vari aspetti, tra cui l’accettazione di sé nella malattia o il bisogno di riservatezza sul lavoro o nella sfera dei conoscenti o dei familiari, spesso le pazienti scelgono di indossare parrucche.