Qual è la reale dimensione del pene per riuscire a soddisfare la propria partner? È un interrogativo che da secoli, in maniera latente o manifesta, ha sempre tormentato migliaia di uomini e alimentato le “pene” del pene. Oggi però il problema non interessa solo i giovani al momento della pubertà, più precisamente quando, magari dopo l’attività sportiva, iniziano a condividere la doccia (sindrome da spogliatoio), ma anche i 40enni. “Certamente, nella maggior parte dei casi, si tratta solo di preoccupazioni apparenti ma il fenomeno, a nostro avviso, è di grande importanza e non va sottovalutato in quanto in questi ultimi tempi sembra interessare anche i 40-50enni”, dichiara il presidente dell’Associazione Andrologi Italiani Ass.A.I., prof. Aldo Franco De Rose, specialista Urologo e andrologo della Clinica Urologica di Genova. “Il web è infestato di farmaci e specialisti che promettono miracoli: allungamento di 5 cm, ingrossamenti di altri 3-4 cm… Tuttavia, sappiamo che si tratta di notizie false, che spesso lasciano deluse e insoddisfatte le persone che assumono queste terapie o si sottopongono a intervento chirurgico di allungamento o ingrossamento.”
“Le persone che ricercano queste soluzioni – aggiunge Anna Carderi, psico-sessualoga di Roma – sono persone psicologicamente labili e spesso la farmacologia e gli specialisti che promettono miracoli, trovano terreno fertile”. E allora gli andrologi hanno elaborato un “metodo predittivo” per dire alle persone, sin da subito e con chiarezza, di quanto il loro pene possa essere realmente allungato. “Il metodo – spiega De Rose, autore dello studio presentato in occasione del V congresso nazionale Ass.A.I., recentemente svoltosi a Roma – consiste nella misurazione del ligamento sospensore, situato tra i corpi cavernosi e il pube; in pratica si tratta del ligamento che sostiene il pene e la cui misurazione avviene ecograficamente. Questo ha un’estensione differente a seconda del soggetto (per cui è possibile che in alcuni misuri 2 cm e in altri 3-4 cm); l’allungamento avviene in base alla ‘sezione’ di questo ligamento, meno 0,5 cm: in pratica, non bisogna incidere il ligamento completamente, per evitare l’intrascrotalizzazione del pene, cioè evitare il pericolo che il pene venga coperto letteralmente dalla cute dello scroto e dei testicoli. Si tratta certamente di un metodo semplice ma efficace, che permetterà di mettere un po’ di ordine in questa ‘giungla di falsità’ e di proteggere anche molti giovani, particolarmente vulnerabili dal punto di vista psichico, che cedono facilmente alle false promesse.”
Gli andrologi si dichiarano invece completamente contrari alle tecniche di ingrossamento del pene: “Il grasso rimosso dalla zona sovrapubica e poi inserito nei tessuti superficiali del pene, dopo 1-3 mesi si riassorbe parzialmente e per il resto si addensa in una zona, più spesso dorsale, determinando un aspetto ‘a gobba’ o a ‘chiocciola’ che è ‘terribile’ dal punto di vista estetico e soprattutto determina un ostacolo alla penetrazione. Altre volte, si utilizza l’acido ialuronico a alta densità, con danni estetici e funzionali ancora più accentuati e fastidiosi. L’addensamento di questa sostanza avviene in più punti della cute del pene, con l’aspetto a ‘pallettoni’ e ‘pallini’ che, oltre a essere dolorose in quanto si associa uno stato infiammatorio, ostacolano il rapporto sessuale.”