“Ci giocavano sognando la vita da adulte; oggi tornano a farlo ricordando quella da ragazze.” Accade nella RSA San Raffaele di Campi Salentina (LE), dove gli operatori della struttura hanno regalato alcune Barbie a un gruppo di pazienti affette da Alzheimer. “La reazione delle ospiti è stata sorprendente, al di là di ogni previsione possibile”, dichiara Irene Patruno, educatrice professionale della residenza. “Nell’ambito del Laboratorio di doll therapy, alle pazienti del nucleo Alzheimer è stata data la possibilità di scegliere con quale bambola giocare tra le diverse presenti. Giocare con le Barbie non era e non sarà mai uguale a giocare con le altre bambole”, continua. “Anzi, chi giocava con le Barbie spesso non giocava affatto con altre bambole. Le pazienti che l’hanno scelta – sempre diffidenti nel corso delle sedute precedenti – avevano senza dubbio un trascorso personale legato alla doll più famosa al mondo, tant’è che hanno preso a rapportarcisi come se non avessero mai smesso di farlo, improvvisando acconciature, cambi d’abito e dialoghi forse mai davvero dimenticati.”
“La doll therapy, o terapia della bambola, rientra nei cosiddetti interventi non farmacologici utilizzati nel trattamento delle demenze”, spiega la dott.ssa Maria Giovanna Pezzuto, psicologa presso la RSA. “Il contatto visivo e corporeo, la manipolazione tattile e il dialogo con la bambola possono stimolare i processi cognitivi e la memoria, facilitare il dialogo, la capacità relazionale, il rilassamento e i processi emozionali, diminuire i disturbi comportamentali e del sonno, l’irritabilità e il senso di depressione.”
La demenza senile è una patologia neurodegenerativa dell’encefalo che comporta un graduale e irreversibile deterioramento delle facoltà cognitive. La forma più comune è l’Alzheimer. Il World Alzheimer Report stima in 46milioni le persone colpite nel mondo nel 2015, con una previsione di oltre 131,5milioni nel 2050.