
In 50anni, la percentuale di giovani danesi che starnutiscono, hanno prurito agli occhi o hanno il naso chiuso a causa del polline è cresciuta dal 7-8% degli anni Settanta al 24% odierno; nello stesso periodo, l’asma è aumentato dal 4 al 12%. Questi i risultati di un recente studio danese condotto su 53mila donatori di sangue e che ha combinato campioni ematici a questionari. I donatori, nati tra gli anni Cinquanta e la fine del millennio, hanno completato un questionario durante il prelievo; il sangue di 25mila partecipanti è stato anche esaminato per gli anticorpi contro nove allergeni selezionati, che vanno da diversi tipi di polline a peli di animali e acari della polvere. I campioni di sangue mostrano che la proporzione di donatori sensibilizzati – ovvero che reagiscono formando anticorpi – aumenta con il numero di disturbi allergici. Per esempio, i ricercatori hanno osservato che il 90% di coloro che indicano di avere sia asma sia reazioni allergiche al naso e agli occhi formano anticorpi. D’altra parte, la percentuale di sensibilizzati è solo la metà per i donatori che sono cresciuti in una fattoria con animali, in un ambiente che li espone maggiormente a una serie di batteri, funghi e pollini che potrebbero essere protettivi contro l’ipersensibilità.
Lo studio è un risultato di ricerca conservativo che verosimilmente minimizza il problema: i donatori di sangue infatti non sono un campione casuale rappresentativo della popolazione, in quanto soggetti “più sani” e in salute proprio perché ritenuti idonei alla donazione. Ciò significa che, per esempio, individui asmatici gravi non sono inclusi nella percentuale di allergici, perché semplicemente non potrebbero donare il proprio sangue. A detta dei ricercatori, il solo fatto che 1 donatore di sangue su 5 segnali comunque di essere allergico e 1 su 10 asmatico è di per sé indice di come raffreddore da fieno e asma siano oggi malattie molto comuni.
Il metodo impiegato dallo studio offre la possibilità di esaminare il sangue dei partecipanti per biomarcatori e marcatori genetici e di confrontare i risultati con gli impatti ambientali, le indagini del questionario di follow-up e i registri danesi, consentendo di valutare l’importanza dell’interazione genetico-ambientale su allergie e sensibilizzazioni. Inoltre, i campioni di sangue ripetuti da ogni partecipante offrono l’opportunità di studiare il sistema immunitario prima dell’insorgenza dei sintomi nei partecipanti con sintomi allergici di sviluppo recente
fonte: Clinical and Translational Allergy | MSD salute