Ogni anno, in media, solo il 50% dei pazienti in lista di attesa per un trapianto viene sottoposto a intervento; di questi, 1 paziente su 3 sviluppa un’infezione da Citomegalovirus (CMV). Il virus può manifestarsi, generalmente, nei primi 3 mesi dopo il trapianto, con un’incidenza che varia in base al tipo di organo donato. Il 2022 per l’attività di donazione e trapianto di organi, tessuti e cellule è stato l’anno con i migliori risultati numerici di sempre nella storia delle donazioni e dei trapianti dell’Emilia-Romagna. È stato registrato un forte incremento di segnalazioni di potenziali donatori, passate da 278 a 306. Da questi dati ha preso spunto il dibattito online dal titolo Trapianti: La Donazione È un Bene da Preservare. L’Esperienza dell’Emilia-Romagna, organizzato da Nomos Centro Studi Parlamentari, con il contributo non condizionante di Takeda Italia, tenutosi lo scorso 16 gennaio 2024 in diretta su YouTube e i canali social di Fortune Italia, media partner dell’evento.
Nella tappa emiliana del ciclo di incontri sul tema, è emerso come la Regione sia esempio virtuoso in materia di donazioni e trapianti. Nel corso del convegno è stato ribadito come il principale fattore limitante per i trapianti siano le donazioni, e come l’Emilia-Romagna sia stata fra le prime a investire su una rete di donazioni solida con programmi di donazione molto avanzati. Ad aprire i lavori, l’intervento di Massimo Cardillo, direttore generale del Centro Nazionale Trapianti CNT dell’Iss: “I dati del 2023 confermano come la rete dei trapianti in Italia sia molto solida, con una continua crescita di donazioni e trapianti”, afferma. “Sono 8mila i pazienti che attendono un organo. [Occorre un] cambio di mentalità […], una necessaria azione di comunicazione per far sapere è possibile fare la scelta della donazione in vita e, soprattutto, fugare dubbi e falsi miti alla base delle tante opposizioni alle donazioni.”
“Per prevenire l’infezione da Citomegalovirus si può agire facendo una profilassi con un farmaco antivirale che viene somministrato a scopo preventivo”, dichiara Luciano Potena, direttore S.S.D. Insufficienza Cardiaca e Trapianti dell’IRCCS Azienda Ospedaliero Universitaria di Bologna – Policlinico di Sant’Orsola. “L’infezione è una delle problematiche principali da gestire, data l’assunzione del paziente di una terapia immunosoppressiva e la fragilità complessiva estrema con la quale il paziente arriva al trapianto.”
“Durante quest’anno sono stati auditi i professionisti, le Aziende e le Associazioni di pazienti che si occupano di trapianti”, afferma la sen. Elena Murelli, membro Intergruppo Parlamentare per la Donazione e il Trapianto di Organi, Tessuti e Cellule, commentando l’attività dell’Intergruppo nel corso del primo anno dalla costituzione. “Durante l’esame della Legge di Bilancio è stato presentato un ordine del giorno per rafforzare la campagna di informazione sulla donazione. Il 27% dei trapiantati viene colpito da infezioni e bisogna cercare di fare in modo che il trapianto non sia un atto vano.”
“[Le Istituzioni devono] garantire il pieno supporto alle reti territoriali”, dichiara Daniele Marchetti, vicepresidente Commissione Politiche per la Salute e Politiche Social del Consiglio Regionale dell’Emilia-Romagna. “[L’auspicio è] affrontare a livello legislativo-regionale i rischi collegati alle infezioni post-trapianto, inclusa quella da CMV.”
“Uno dei fallimenti del trapianto – afferma Francesca Bonifazi, direttore Programma Terapie Cellulari Avanzate IRCCS A.O.U Bologna – è l’infezione, e il CMV rientra in questo campo. Oggi ci sono strategie che hanno cambiato completamente l’approccio al trapianto. Fino a pochi anni fa, infatti, la sierologia del CMV impattava sulla scelta del donatore. Oggi non è più così.”
“La donazione è una ricchezza da salvaguardare anche attraverso il miglioramento dell’assistenza post-trapianto per i pazienti e chi se ne prende cura, la gestione accurata dei rischi come il Citomegalovirus, la promozione della ricerca e dell’innovazione, la condivisione di dati ed esperienze”, dichiara Andrea Degiorgi, rare business unit head Takeda Italia. “In Takeda crediamo che oggi l’azienda debba farsi promotrice di nuovi modelli attraverso una costante collaborazione tra Pubblico e Privato, individuando tutte le azioni che possono assicurare il miglior esito del trapianto, affinché la vita di ogni singolo paziente sia tutelata e non sia vanificato l’investimento realizzato dal Servizio Sanitario.”