
Yoshihiro Laanemitsu, ricercatore della Nagoya City University, ha trattato un paziente con asma grave mediante la termoplastica bronchiale, in quanto non rispondente alle terapie convenzionali. La termoplastica bronchiale ha la capacità di ridurre la massa muscolare liscia bronchiale e può avere anche effetti modulanti sui terminali nervosi bronchiali e sulle cellule epiteliali neuroendocrine delle vie aeree. Il meccanismo d’azione del trattamento su questi sintomi è oggetto di speculazioni ma, poiché in seguito alla terapia la risposta della tosse alla capsaicina nel paziente è migliorata, è stato suggerito che essa possa alterare l’espressione del TRPV-1, ossia il recettore per la capsaicina. Tuttavia nel paziente trattato non era chiaro se l’asma fosse la sola causa della tosse o se il paziente avesse anche altri sintomi asmatici, come sibilo o dispnea. In ogni modo, la stessa metodica è stata criticata: secondo alcuni esperti, questa tecnica potrebbe infatti causare cambiamenti anatomici e fisiologici potenzialmente irreversibili a carico delle vie aeree, motivo per cui vengono consigliate altre opzioni terapeutiche non invasive, come ad esempio il trattamento neurogeno della tosse. L’articolo è stato pubblicato sulla rivista Annals of Internal Medicine online 2018.