
Fino a oggi si è trattato sempre di una valutazione soggettiva. Al contrario, la rigidità mattutina – nella difficoltà a muovere le mani o la mandibola – è un parametro clinico ampiamente utilizzato per valutare lo stato dell’artrite reumatoide, ma il suo impiego in un contesto clinico non è ancora sviluppato. Per questo alcuni ricercatori hanno implementato una nuova tecnologia proprio per valutare la resistenza passiva dell’articolazione metacarpofalangea (Mcp) e il suo Passive Range of Motion (ProM).
Gli studiosi hanno analizzato 19 pazienti donne in post-menopausa con artrite reumatoide e 9 controlli sani; le valutazioni sono state eseguite la sera e la mattina del giorno successivo. Per verificare la specificità della quantificazione biomeccanica, 11 pazienti con artrite reumatoide sono state valutate sia prima sia dopo circa 3 ore dalla terapia con glucocorticoidi. Nelle pazienti con artrite reumatoide, la PRoM media è diminuita sensibilmente e la rigidità è aumentata in modo significativo al mattino; i glucocorticoidi hanno invece aumentato significativamente la PRoM media e ridotto la rigidità media. Nessuna differenza significativa è stata registrata nelle donne sane.
Si tratta certamente di una valutazione non invasiva, a basso rischio e rapida della rigidità biomeccanica delle articolazioni che ha permesso di quantificare la rigidità meccanica nelle articolazioni Mcp e ha dimostrato un’alta sensibilità rispetto allo stato della malattia e all’effetto dei farmaci nelle pazienti con artrite reumatoide. La ricerca è stata pubblicata su Rheumatology.