Artrite reumatoide, necessaria alleanza tra cure primarie e assistenza specialistica

L’artrite reumatoide è una patologia autoimmune caratterizzata da infiammazione delle piccole e grandi articolazioni, in particolare quelle di mani, piedi e ginocchia, che si manifesta con tumefazione, rigidità, dolore e progressiva erosione articolare. Può inoltre coinvolgere vari organi e apparati, dai polmoni all’apparato cardiovascolare, dagli occhi alla cute. La malattia colpisce soprattutto le donne di età generalmente compresa tra i 40 e i 60 anni, anche se può esordire a qualsiasi età. In Italia è la forma più comune di artrite infiammatoria e rappresenta il 6% delle malattie reumatiche: secondo dati ISTAT del 2001 la prevalenza della malattia nel nostro Paese è dello 0,73%, che corrisponde a circa 400mila pazienti affetti, di cui il 75% donne e 5mila casi gravi. L’artrite reumatoide ha un significativo impatto sulla vita dei malati: disabilità nell’80-90% dei casi, abbandono dell’attività lavorativa nel 20% e necessità di assistenza continua nel 10%. Se la malattia non è adeguatamente trattata l’aspettativa di vita si riduce di circa 4 anni negli uomini e di 10 nelle donne.

“I segni precoci dell’artrite reumatoide vengono spesso riscontrati nell’ambito delle cure primarie, dove i pazienti si rivolgono al medico di medicina generale per dolore e tumefazione articolare”, afferma Nino Cartabellotta, Presidente della Fondazione GIMBE. “Un adeguato sospetto clinico della malattia con invio tempestivo e appropriato ai servizi reumatologici è cruciale sia per una precoce remissione della malattia sia per prevenire o ridurre la disabilità. In altre parole, prognosi della malattia e qualità di vita dipendono da una diagnosi tempestiva e da un trattamento appropriato.”

L’artrite reumatoide è una malattia con un rilevante impatto economico: in Italia si stimano complessivamente costi diretti di circa 1,4 miliardi di euro l’anno, mentre quelli indiretti sfiorano il miliardo di euro e sono riconducibili prevalentemente all’assenza dal lavoro del paziente e dei suoi familiari. “Per un’adeguata presa in carico dei pazienti con artrite reumatoide – prosegue Cartabellotta – è indispensabile un approccio multidisciplinare condiviso tra cure primarie e assistenza specialistica, oltre a reti specialistiche guidate da percorsi diagnostico-terapeutici-assistenziali (PDTA). Tuttavia, in assenza di linee guida nazionali aggiornate, manca la base scientifica per informare la costruzione dei PDTA a livello regionale e locale. Per questo la Fondazione GIMBE ha realizzato la sintesi in lingua italiana delle linee guida del National Institute for Health and Care Excellence (NICE), aggiornate a luglio 2018, che saranno inserite nella sezione ‘Buone Pratiche’ del Sistema Nazionale Linee Guida, gestito dall’Istituto Superiore di Sanità.

Le linee guida NICE, destinate in particolare a medici non specialisti coinvolti nella valutazione iniziale dei sintomi dell’artrite reumatoide e nell’assistenza a lungo termine, forniscono raccomandazioni relative a vari aspetti della gestione della malattia: dai criteri di sospetto clinico per l’appropriata richiesta di consulto specialistico ai test diagnostici iniziali; dalle valutazioni prognostiche alla strategia treat-to-target; dalla terapia farmacologica iniziale al controllo dei sintomi, sino al monitoraggio dei pazienti.

“In attesa dell’elaborazione di linee guida nazionali sull’artrite reumatoide – conclude Cartabellotta – auspichiamo che la versione italiana di questo autorevole documento del NICE rappresenti una base scientifica di riferimento, sia per la costruzione dei PDTA regionali e locali sia per l’aggiornamento dei professionisti sanitari sia per la corretta informazione di pazienti, familiari e caregiver.”