
Sono i centri abitati più distanti dai servizi essenziali di salute, istruzione e mobilità. I Comuni delle cosiddette aree interne del Paese, anche se periferici, non sono però marginali. Basti pensare che in questi territori vive oltre il 22% della popolazione Italiana, 13milioni di abitanti distribuiti su circa 4mila amministrazioni comunali. Una quota considerevole di connazionali che rischiano emarginazione e di non vedere rispettati i propri diritti fondamentali; emblematico il caso delle persone con diabete: sui 4milioni di Italiani con diabete, 1,5milioni risiedono nelle aree interne, dove la maggiore difficoltà nel raggiungere i servizi sanitari può impattare negativamente sull’equità di accesso alle cure diabetologiche. Il tema è stato affrontato dalla Federazione delle Società Diabetologiche Italiane FeSDI, in occasione della XLI Assemblea Nazionale ANCI, nel corso dell’evento Urbanizzazione, Benessere e Salute nelle Città, durante il quale è stata presentata ai Comuni Italiani la campagna di sensibilizzazione Facciamo Squadra Attorno al Diabete. Un’esortazione – si legge in un comunicato FeSDI – allo sviluppo di politiche che favoriscano l’accesso alle cure in modo equo sul territorio nazionale per la gestione delle patologie croniche, attraverso una più efficace assistenza di prossimità per costruire insieme un nuovo modello di città, da quelle grandi ai piccoli centri, amiche delle persone con diabete.
FeSDI rinnova la piena collaborazione che già da alcuni anni vede la Federazione e gli 8mila Comuni rappresentati dall’ANCI uniti dall’obiettivo di migliorare la qualità di vita delle persone con diabete e dei cittadini. FeSDI è inoltre presente all’Assemblea ANCI, in corso a Torino, anche con uno stand presso il quale i Diabetologi della Federazione sono a disposizione dei partecipanti per l’esecuzione di screening del diabete e per informare sulla patologia cronica, tra le principali emergenze sanitarie. “Mantenere aperto un dialogo costante con i Comuni è per noi di fondamentale importanza”, dichiara Riccardo Candido, presidente FeSDI e AMD. “Non solo con le metropoli e le grandi aree urbane, dove pure risiede circa la metà degli Italiani con diabete, ma anche con i piccoli Comuni delle aree interne. In questi territori vivono soprattutto anziani, si pensi che oltre un residente su 4 ha almeno 65 anni, la fascia di popolazione in cui il diabete è più diffuso. Quella delle aree periferiche è una fragilità legata all’età e anche alla penuria di opportunità formative, culturali ed economiche, che sappiamo essere terreno fertile per il diabete. Digitalizzazione, telemedicina, collaborazione tra Medicina del territorio e Specialisti, integrazione tra politiche nazionali e locali sono leve strategiche per costruire una rete di servizi sanitari di prossimità, che permetta ai cittadini di curarsi ‘vicino a casa’”, continua. “Con la campagna FeSDI Facciamo Squadra Attorno al Diabete, di cui i Comuni possono essere partner strategici, ci auguriamo di contribuire al risultato di una maggiore equità socioassistenziale su tutto il territorio nazionale.”
“Le difficoltà orografiche e geografiche del Bel Paese non devono diventare fattori che ostacolano l’accesso ai servizi necessari alla cura e causa di ‘povertà e desertificazione sanitaria’”, dichiara la prof.ssa Raffaella Buzzetti, presidente SID. “Le aree interne e montane sono quelle che stanno pagando lo scotto dello spopolamento e ospitano spesso persone anziane e fragili prive di supporto sociale e servizi socioassistenziali. Di queste molte sono donne che pagano il prezzo della maggiore longevità e trascorrono una lunga parte della vita in solitudine. A queste persone dobbiamo dedicare una attenzione particolare perché non siano invisibili e vengano raggiunte da tecnologie e servizi territoriali.”
“Siamo certi – concludono i vertici FeSDI – che la sinergia attivata con i Comuni Italiani continuerà anche con Gaetano Manfredi (neopresidente ANCI, ndr), al quale auguriamo buon lavoro, nella convinzione che temi come la salute nelle città, la prevenzione e la prossimità socio-sanitaria resteranno ancora nell’Agenda dell’ANCI.”