Gli anestesisti, questa volta tutti uniti, sono convinti che la riduzione della scuola di specializzazione da 5 a 3 anni non sarà in grado di formare pienamente i nuovi specialisti di anestesiologia, con gravi conseguenze per gli ammalati. A sostenerlo sono la Società Italiana Anestesia Analgesia Rianimazione e Terapia Intensiva (SIAARTI), il Collegio dei Professori Anestesia Rianimazione (CPAR) e Proxima, Network degli Specializzandi in Anestesia, Rianimazione Terapia Intensiva e del Dolore.
“La riduzione del periodo formativo – si legge nel comunicato – come ipotizzata dall’emendamento alla legge di bilancio 2018 di iniziativa governativa di riduzione da 5 a 3 anni della durata della Scuola di Specializzazione in Anestesia, permetterebbe forse solo un esercizio peraltro parziale della professione di anestesista, precludendo importanti sbocchi lavorativi che implicano piene competenze in tutti gli ambiti della nostra disciplina. In un prossimo futuro, tale cambiamento genererà ulteriori criticità traducentesi in una dicotomia di percorso e grave riduzione dell’attrattività della disciplina. Si verrebbe a verificare una paradossale situazione di vuoto formativo per la terapia intensiva e del dolore, aree di particolare competenza, riconosciute essenziali nella organizzazione medica e chirurgica in urgenza ed elezione in tutti i presidi sanitari del territorio nazionale. In altre parole non sarebbe più così certo che il nuovo diploma di specializzazione garantisca ai nuovi specialisti di poter curare correttamente il paziente critico adulto e pediatrico nelle terapie intensive e nel periodo peri-operatorio nella sua interezza, con grande rischio per i malati.”
E secondo gli specialisti si tratta di una proposta di cambiamento lontano dalla realtà. “Infatti – prosegue il comunicato – cambiare un ordinamento didattico richiede tempo nella predisposizione e nell’approvazione e non può essere improvvisato sulla scia dell’urgenza del momento. Tale evenienza provocherebbe una distonia tra differenti figure professionali nell’ambito della disciplina non rendendole omogenee ed intercambiabili. A titolo esemplificativo, la riduzione della durata della scuola a tre anni potrebbe comportare che un medico in formazione al terzo anno di studio avrebbe diritto ad optare per il nuovo assetto formativo avendo immediatamente l’opportunità di entrare nel mondo del lavoro a scapito di colleghi del quarto anno, esclusi da tale opzione è ciò rappresenterebbe una severa penalizzazione per questi ultimi. In buona sostanza tale emendamento produrrebbe nuovi specialisti depotenziati dal punto di vista professionale, non più sufficientemente preparati nei vari settori dell’Anestesia, Rianimazione Terapia intensiva e del Dolore, con un titolo svalutato in ambito nazionale e internazionale. Ci auguriamo – conclude la nota – che vi sia un ripensamento da parte delle Autorità Istituzionali nella presentazione ed approvazione di tale emendamento al fine di mantenere un corretto processo formativo professionale per l’ottimizzazione del trattamento clinico e soprattutto per la sicurezza dei cittadini.”