Dal fronte Alzheimer finalmente una buona notizia: dopo una certa età anche in Italia ci si ammala meno. Resta che i malati aumentano e che per ora non esiste vera cura. Dell’Alzheimer si sa molto di più, lo si può frenare con terapie di crescente efficacia e modi e forme dell’assistenza sono sempre più raffinati e articolati. Ma guarire resta proibito e di antidoti, a parte un destino amico, non c’è che la prevenzione. Come si fa a non ammalarsi? Con una sana alimentazione e l’antico e sempre valido mens sana in corpore sano: lo stile di vita. Questi e altri aspetti più o meno singolari del fenomeno Alzheimer e delle demenze senili saranno discussi nell’VIII Convegno nazionale sui Centri Diurni, che si terra a Pistoia il 16 e 17 giugno 2017. “Negli ultimi anni – dichiara Giulio Masotti, presidente onorario della Società Italiana di Geriatria e Gerontologia – i nuovi casi di malattia si sono ridotti e sempre più spesso si arriva in età anche molto avanzata senza disturbi cognitivi. Il progressivo invecchiamento della popolazione produce però un numero straripante di malati che mette in crisi il sistema sanitario. I Centri Diurni svolgono un ruolo insostituibile e con i vari servizi per le demenze formano una rete nazionale importante, benché ancora insufficiente. I problemi sono enormi e la crisi economica li ha aggravati. Il risultato – conclude Masotti – è che tanti malati e le loro famiglie restano isolati, spesso con gravi sofferenze e rinunce vissute nel chiuso delle pareti domestiche.”
Secondo un’indagine Censis-Aima, gli italiani anziani con varie forme di demenza sono ormai 1,3 milioni, il 10% circa dei 13 milioni di ultrasessantenni; in Toscana, con una popolazione tra le più longeve e oltre 85mila malati, il fenomeno è particolarmente sentito: a Firenze i casi sono 20mila; 7mila a Pistoia e provincia. Si tratta di persone che lentamente perdono memoria e autonomia, a volte con manifestazioni aggressive, e perciò bisognose di assistenza continua.