
Attualmente sarebbe 9 il numero di persone che sono tornate nuovamente positive al coronavirus Sars-CoV-2 e registrate nelle Asst di Lodi e Cremona, le due Province che per prime hanno dovuto fare i conti con l’infezione COVID-19 nel nostro Paese. In alcuni si sarebbe addirittura ripresentata la polmonite e sono stati ricoverati, mentre in altri i sintomi erano lievi per cui sono rimasti a casa. Ma un altro caso analogo, verso l’inizio del mese di aprile, si era presentato in una donna milanese di origine cinese che, dopo aver contratto il COVID-19 ed essere guarita, a distanza di 10 giorni si è re-infettata con il virus Sars-CoV-2, ammalandosi quindi nuovamente di COVID-19. La donna si era ripresentata allo stesso ospedale da cui era stata dimessa – il reparto di Malattie Infettive e Tropicali dell’Irccs Ospedale Sacro Cuore Don Calabria di Negrar, in provincia di Verona – presentando sintomi tipici, ovvero febbre e tosse.
IPOTESI DELLA REINFEZIONE
La prima ipotesi è che il virus appartenga a un ceppo virale diverso anche se, in tutti i casi si dovrà attendere gli esami sui 2 genomi, quello del primo ricovero e quello del secondo. Un’ipotesi ulteriore è invece che tutti i pazienti che si sono reinfettati potessero avere, nel periodo precedente le dimissioni, una carica virale talmente bassa da far risultare negativi gli ultimi 2 tamponi di controllo. In attesa di verifiche e accertamenti, il motivo della ricaduta non è ancora chiaro.
LO STUDIO CINESE SULL’IMMUNITÀ
D’altra parte, un recente studio cinese pubblicato su Nature Medicine confermerebbe che, a 19 giorni dai sintomi, il 100% dei pazienti esaminati (285) avevano sviluppato le IgG contro Sars-CoV-2. Con livelli diversi, ai quali peraltro – precisano gli autori – non corrispondevano particolari caratteristiche cliniche dei pazienti. In sostanza, secondo questo studio, tutti i pazienti dopo l’infezione sarebbero stati immuni. Come accade però in ambito scientifico, finché i dati di uno studio non sono riproducibili perché smentiti dalla realtà, in questo caso dalla pratica clinica, non rappresentano alcuna verità assoluta.