Allevamenti bovini in Italia. Pulina: “20milioni di tonnellate di CO2, ma è net zero per le emissioni”

“L’allevamento italiano dei ruminanti, del quale i bovini rappresentano di gran lunga la maggior componente, secondo ISPRA, ha generato nel 2019 un impatto climalterante di poco inferiore ai 20milioni di tonnellate di CO2 equivalenti. Se consideriamo gli assorbimenti di CO2 di pascoli, prati e dalle superfici silvane pascolate, sempre utilizzando prudenzialmente stime ISPRA, si arriva ad un pareggio con le emissioni”, dichiara il prof. Giuseppe Pulina – ordinario di Etica e Sostenibilità delle Produzioni Animali all’Università di Sassari, presidente di Carni Sostenibili, l’associazione per il consumo consapevole e la produzione sostenibile di carni e salumi – in un intervento, ripreso dall’AGI, al simposio internazionale Cow Is Veg, organizzato da Assocarni in collaborazione con Coldiretti. “Pertanto, possiamo affermare che quanto emesso dai bovini italiani in termini di gas serra è compensato dagli assorbimenti della CO2 nelle superfici in cui essi pascolano o in cui si ottengono i foraggi.”

“In tutte le attività umane, eccetto l’agricoltura, gli impatti ambientali sono commisurati alle emissioni che perturbano i sistemi naturali”, prosegue Pulina. “In agricoltura e in zootecnia, invece, le emissioni sono compensate dagli assorbimenti che gli ecosistemi effettuano per cui ciò che importa è il bilancio netto fra le prime e i secondi. Nel nostro caso, come detto, con le metriche usate da ISPRA, allineate con quelle impiegate a livello internazionale dal IPCC, il bilancio dei ruminanti in Italia è a zero. Le stime ufficiali ci dicono che tutto il sistema zootecnico italiano impatta su clima per il 5% del totale nazionale, e i bovini non raggiungono il 4%. Dati analoghi li troviamo nei Paesi con allevamenti altamente efficienti, ma nel caso italiano – conclude – abbiamo il dato risolutivo degli assorbimenti, che azzera di fatto questo contributo.”