
A lanciare l’allarme è la rivista Science, ripresa anche dall’Agi. A destare preoccupazione è in particolare l’opportunità che il virus avrebbe per stabilirsi in specie non africane, che potrebbero infettare gli esseri umani e aumentare le possibilità per l’evoluzione di varianti più pericolose. Di seguito alcuni giudizi di scienziati riportati da Science.
“La prospettiva di serbatoi di vaiolo delle scimmie negli animali selvatici al di fuori dell’Africa è uno scenario davvero spaventoso”, afferma Bertram Jacobs, virologo dell’Arizona State University (ASU) di Tempe.
“La possibilità che gli esseri umani infettati dal virus del vaiolo delle scimmie lo diffondano alla fauna selvatica al di fuori dell’Africa suscita seria preoccupazione”, concorda William Karesh, veterinario dell’EcoHealth Alliance.
“Ci sono ancora molte lacune nella conoscenza relativa al vaiolo delle scimmie”, dichiara Grant McFadden, anch’egli ricercatore presso l’Arizona State University. “Sembra che la resistenza all’immunità dell’ospite dipenda da una famiglia di geni che codificano proteine poco conosciute.”
“Non possiamo ancora sapere se il vaiolo delle scimmie sarà in grado di stabilirsi in modo permanente nelle popolazioni di animali selvatici extra-africani”, conclude Lisa Hensley, microbiologa del Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti. “In questo momento non siamo in grado di fare previsioni. Sappiamo soltanto che siamo di fronte a una potenziale minaccia di cui conosciamo meno di quanto pensiamo.”
“Le indagini sugli animali selvatici nel Wisconsin e nell’Illinois non hanno mai rilevato endemia per il virus del vaiolo delle scimmie nelle specie analizzate”, osserva Anne Rimoin, epidemiologa dell’Università della California. “Non si conoscono inoltre episodi di trasmissione tra esseri umani e per adesso la situazione non è degenerata.”