Realizzare un’assistenza ostetrica appropriata, sicura e ossequiosa delle donne, che tutela la maternità e contrasta la medicalizzazione eccessiva della gravidanza e del parto: con questo obiettivo l’Associazione Ginecologi Ospedalieri Italiani ha aderito a Choosing Wisely Italy – Fare di Più Non Significa Fare Meglio, progetto lanciato in Italia nel 2012 da Slow Medicine, la rete di professionisti e cittadini che sostiene una cura sobria, rispettosa e giusta, che si fonda sul dialogo tra medici e pazienti. Le 5 Raccomandazioni messe a punto dall’AOGOI sono state presentate a Napoli dove è in corso il Congresso Nazionale di Ginecologia e Ostetricia, e contemplano 3 momenti legati al parto: travaglio, taglio cesareo e clampaggio del cordone ombelicale.
1. NON CLAMPARE PRECOCEMENTE IL CORDONE OMBELICALE. I ginecologi raccomandano di aspettare almeno un minuto prima di tagliare e legare – tecnicamente clampare – il cordone ombelicale, perché in questo modo si favorisce il passaggio di sangue dalla placenta al feto, rinforzando le scorte di ferro del neonato e riducendo il rischio di colite necrotizzante, malattia gastrointestinale che può rivelarsi fatale. Il taglio tardivo non comporta maggior rischio di emorragia post-partum nella donna e consente di ridurre la mortalità nei neonati ad alta prematurità (prima di 32 settimane).
2. NON ESEGUIRE L’EPISIOTOMIA DI ROUTINE. Secondo i ginecologi, l’episiotomia, l’incisione del perineo effettuata nel momento finale del travaglio per favorire il passaggio del bambino, è una pratica sovrautilizzata senza vantaggi per la donna, poiché richiede l’applicazione di punti di sutura che possono provocare dolore, rischio di infezione, difficile ripresa dei rapporti sessuali. Per questi motivi, è raccomandato il ricorso all’episiotomia solo in presenza di complicanze, ad esempio per accelerare l’espulsione in caso di sofferenza fetale.
3. NON PROCEDERE ALL’INDUZIONE DEL TRAVAGLIO DI PARTO PRIMA DI 39 SETTIMANE. L’induzione del travaglio, precisano i ginecologi, medicalizza un evento del tutto fisiologico, e, in più, può causare effetti avversi come l’aumento di tagli cesarei. Pertanto, l’induzione è raccomandata solo quando il proseguimento della gravidanza può comportare un reale pericolo per il feto o per la madre.
4. NON PROGRAMMARE IL TAGLIO CESAREO DI ROUTINE IN TUTTE LE DONNE CON PREGRESSO TAGLIO CESAREO. I ginecologi smentiscono la regola “una volta cesareo sempre cesareo”, in quanto priva di basi scientifiche. Al contrario, le donne con pregresso cesareo ammesse al travaglio di parto hanno un rischio di mortalità minore (3 vs 13 su 100mila) rispetto alle donne sottoposte a cesareo programmato.
5. NON OBBLIGARE AL DIGIUNO E PROIBIRE L’ASSUNZIONE DI LIQUIDI ALLE DONNE IN TRAVAGLIO. I ginecologi precisano che, nelle gravidanze fisiologiche, l’assunzione di liquidi non è controindicata e non aumenta il rischio di complicanze in caso di ricorso ad anestesia generale durante il parto.
“Come ricorda l’OMS – dichiara Elsa Viora, Presidente AOGOI – la gestazione e il parto sono esperienze che vanno vissute con serenità e, in presenza di una gravidanza fisiologica, vale a dire senza fattori di rischio, vanno medicalizzate il meno possibile. Il travaglio e il parto sono, senza dubbio, circostanze delicate dal punto di vista emotivo, in cui, più di altre, la donna ha bisogno di sentirsi protetta, rassicurata e rispettata. Questo è l’impegno profuso quotidianamente dagli operatori sanitari, medici ginecologi ed ostetriche, coinvolti nel percorso nascita e parto, che si fonda sul dialogo, la fiducia e la relazione empatica costruita nel tempo con la donna, necessari per giungere a scelte informate e condivise.”