La Giornata Mondiale della Tubercolosi 2023 – che ricorre il 24 marzo – ha l’obiettivo di sensibilizzare le istituzioni leader dei settori coinvolti nella lotta alla tubercolosi, gli enti e gli operatori sanitari del territorio a collaborare attivamente al fine di arrestare la malattia e ridurre il numero di decessi, esortando gli Stati non soltanto al confronto sulla best practice, ma anche all’investimento in Ricerca e innovazioni che permettano di perseguire gli obiettivi prefissati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, tra i quali l’accesso a una nuova diagnosi molecolare rapida, lo sviluppo di nuovi vaccini e l’introduzione di nuovi e più brevi regimi terapeutici contro la tubercolosi farmaco-resistente.
Per quanto riguarda la sorveglianza nazionale, i dati del Tuberculosis Annual Epidemiological Report for 2020 mostrano che l’Italia continua a rientrare tra i Paesi a bassa incidenza (<20/100mila). I casi sono in calo dal 2010, e l’incidenza calcolata sulle notifiche nazionali è anch’essa in diminuzione dal 2019 (2,3%). Per una corretta lettura di questi dati, occorre tuttavia considerare – come evidenziato nel report OMS – che la pandemia ha inevitabilmente determinato una diminuzione delle notifiche dei casi in tutto il mondo, passate dai 7,1milioni del 2019 ai 5,8milioni del 2020 (-18%), tornando a valori del 2012.
L’Italia è inoltre interessata da flussi migratori provenienti da Paesi con elevata incidenza di tubercolosi: le condizioni di sovraffollamento che possono verificarsi sia durante il viaggio sia nei centri di accoglienza gravano sullo stato di salute dei migranti, facilitando la trasmissione della malattia. Nella maggior parte dei casi, la patologia insorge entro 2 anni dall’ingresso nel nostro Paese, con una differenza di rischio relativo tra stranieri e italiani ancora evidente (RR=6,7) e che indica come il contrasto alla diffusione della tubercolosi non possa prescindere da interventi strutturati e coordinati che riducano effettivamente il rischio di diffusione dell’agente patogeno. In occasione della Giornata Mondiale sulla Tubercolosi, la Società Italiana di Igiene, Medicina Preventiva e Sanità Pubblica ribadisce l’importanza e l’urgenza di intensificare le azioni di contrasto all’infezione per raggiungere gli obiettivi prefissati dall’ONU: “L’individuazione precoce dei casi di infezione è necessaria per garantire l’accesso ad un trattamento precoce in grado di garantire una maggiore efficacia e la tutela della salute dei pazienti”, dichiara la prof.ssa Roberta Siliquini, presidente SItI. “Occorre agire sulle condizioni di salute delle persone che giungono nel nostro Paese, sia tramite l’abbattimento delle barriere socio-linguistiche che attraverso l’attuazione di protocolli per la valutazione precoce dello stato di salute e per il monitoraggio nelle fasi successive all’accoglienza. È opportuno inoltre uno sforzo in maggiori investimenti nei Dipartimenti di Prevenzione, anche in termini di reclutamento di risorse umane, come in parte previsto dal piano di rafforzamento dell’assistenza territoriale, che possano svolgere un ruolo di coordinamento al fine di attuare una ricerca pro-attiva dei casi di TBC, avvalendosi dell’ausilio della Medicina Scolastica, deputata alla prevenzione delle patologie in età scolare.”
“La continua ricerca verso l’individuazione di ‘buone pratiche’ – conclude Siliquini – deve tuttavia abbracciare anche patologie ben note e non più definibili come emergenti quali malaria, malattie sessualmente trasmissibili, parassitosi e HIV. Patologie che, negli ultimi anni, complice un plateau temporale nella loro prevalenza, hanno assottigliato il loro appeal verso gli investimenti in Ricerca, nonostante continuino a determinare un importante impiego dei servizi sanitari e aggravare il peso della multiresistenza farmacologica, con un inevitabile impatto sulle condizioni di salute della popolazione.”