
“L’ipertensione arteriosa pediatrica e giovanile rappresenta una realtà sottostimata. Bisogna individuare i fattori di rischio e con l’aiuto dei genitori modificare lo stile di vita dei giovani. Molte patologie del cuore sono infatti presenti, in forma subclinica, in questa fascia d’età e potrebbero essere prevenute”. La denuncia arriva dal 78° Congresso nazionale della Società italiana di cardiologia SIC, svoltosi recentemente a Roma. In particolare, sembra che il 10% dei ragazzi con meno di 18 anni sia iperteso. “Come per ogni malattia cronica, è verosimile che l’ipertensione arteriosa sviluppi le sue premesse fisiopatologiche anni o decenni prima di manifestare segni e sintomi clinicamente inequivocabili”, spiega il prof. Giuseppe Mercuro, presidente SIC. “Una ‘impronta pressoria’ – consistente nel riscontro di valori tensivi ai limiti superiori della norma per l’età, insieme a un’accresciuta massa corporea – che si renderebbe manifesta sin dalla prima età. Questa condizione fenotipica presupporrebbe una continuità nel tempo di valori pressori elevati o francamente ipertesi e una loro persistenza nell’età adulta, ed oltre. L’intervento terapeutico deve essere volto alla correzione dei fattori di rischio modificabili, attraverso la riduzione del peso corporeo, la dieta povera di sale e l’esercizio fisico aerobico. La terapia farmacologica – conclude Mercuro – deve, viceversa, essere riservata ai casi più severi e refrattari a qualunque altra misura di carattere generale sullo stile di vita.”